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IL BORGHESE

Quattro ore e mezza per vedere il mare

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Quattro ore e mezza per vedere il mare

Quattro ore e mezza per vedere il mare

Quattro ore e 32 minuti per arrivare ad Arma di taggia. Un cantiere dopo l’altro, un tamponamento prima di Savona (22 minuti di coda) poi il lento pede per arrivare sulla Ventimiglia. I primi chilometri, fino a Spotorno sono un incubo e poi restrizioni di corsia, rallentamenti e accelerazioni improvvise che si interrompono quando l’auto che ci precede accende le “quattro frecce”. Di nuovo fermi e poi via, per qualche chilometro. E di nuovo fermi. I cantieri sono abbandonati o con qualche operaio soltanto. La pioggia ad intermittenza non aiuta e, come accade ogni giorno, i camion in fila indiana, fanno tappo. Quattro ore e 32 minuti tanto dura il viaggio che avrebbe dovuto rappresentare una micro vacanza di sole e mare. Un esempio, purtroppo quotidiano o quasi, di quello che ci attende tra domenica e lunedì quando cominciano le vacanze di luglio. Con le case affittate, i b&b prenotati, la spiaggia che costa come un pranzo a cinque stelle per un ombrellone e due sdraio. Eppure, dicono, siamo un paese turistico, e -come recita un cartellone stradale a dire il vero un po’consumato “il più affascinante d’Europa”. Sarà anche vero ma l’Italia tutta che tra il dopoguerra e gli anni ‘80 ha costruito 7 mila chilometri di rete autostradale, oggi stenta e pasticcia in atteda di investimenti che costerebbero miliardi. Dopo la tragedia del ponte Morandi più che mettere in sicurezza ponti e viadotti ci siamo limitati a “scaricare i pesi”, riducendo le corsie e i cantieri sono diventati eterni, mentre salivano i pedaggi. E non solo per l’inflazione. Come dire che l’automobilista è cornuto e mazziato. E così pure il commercio su gomma, spesso l’unico possibile. Triste prendere atto che il Pnrr non ha lasciato cadere neppure un nichelino sulle autostrade, lasciando a noi il compito di finanziare lavori che non finiranno mai. Già perchè i pedaggi sempre più onerosi servono per un po’ di manutenzione corrente e vanno ad impinguare i dividenti dei consigli di amministrazione che, manco a a dirlo, sono sempre più pingui.

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