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IL BORGHESE
07 Agosto 2024 - 05:30
Morti dimenticati e famiglie sole
Alle 23.49 del 30 agosto prossimo sarà passato un anno dalla strage di Brandizzo. Da quel treno lanciato a 160 all’ora che ha schiantato la vita di cinque operai, ne ha dilaniato i corpi e li ha lanciati a centinaia di metri di distanza. Brandelli di vita che solo una bomba avrebbe potuto trattare peggio. Cinque nomi dimenticati: Michael Zanera, Saverio Giuseppe Lombardo, Kevin Laganà, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa. Ebbene su di loro, lasciati sui binari come fossero kamikaze solo per lucrare quattrini dall’appalto, e sulle loro famiglie disperate è sceso un silenzio indegno. Eppure quella strage, dicono i sindacati, avrebbe potuto ripetersi almeno altre 4 volte in Piemonte, come è accaduto a Cavallermaggiore, dove un altro convoglio lanciato a tutta velocità nella notte ha colpito la “piattina”, ossia il carrello che trasportava gli attrezzi e le bombole del gas che servivano per saldare. Si poteva scatenare l’inferno, ci potevano essere altre vittime. Ma anche qui silenzio. Come se su quei binari ci fosse merce avariata e non persone con le loro vite, le loro speranze e i loro amori. Difficile capire il perché di tanta colpevole ignavia. E della brutale mancanza di umanità che, ad oggi, non ha fornito aiuti economici alle famiglie, lasciandole al loro destino. Colpa della burocrazia assicurativa, dei conteggi vergognosi su quanto valga la vita di un lavoratore? Ora, ma solo su sollecitazione di un cronista, ci dicono che a breve (quando?) Rfi metterà mano al portafoglio. Sempre tardi, come insegnano i loro dipendenti e quelli delle Ferrovie dello Stato che hanno raccolto oltre 100mila euro sacrificando un’ora di lavoro dal loro stipendio. Soldi bagnati di sudore, mentre nei salotti del potere si gioca sui tempi e si disprezza il dolore, aspettando sentenze della magistratura che, come sappiamo, arrivano spesso troppo tardi.
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