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IL BORGHESE

Complotto o vendetta d’amore?
I retroscena di una “love story”

Tra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia, quattro mesi di passione

Complotto o vendetta d’amore?I retroscena di una “love story”

Gennaro Sangiuliano con la moglie Federica Corsini

«Caro Presidente, cara Giorgia, dopo aver a lungo meditato in giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni irrevocabili da ministro della Cultura». Finisce così con una lettera al Capo del Governo, l’avventura di Gennaro (Genny) Sangiuliano, travolto da quella che qualcuno ha già definito la love story dell’estate. Il gossip ha rotto l’incanto possibile di un triangolo amoroso (lui, la moglie Federica e la prorompente Maria Rosaria Boccia) che durava dal maggio scorso quando il volto sorridente e i capelli biondi della dama di Pompei hanno iniziato a riempire di colore e sorrisi le foto e i video del ministro durante gli incontri ufficiali. Napoli, Roma, Taormina. Sempre insieme fino a quell’immagine galeotta, sulla spiaggia con i due in costume da bagno in un momento di relax. In mezzo incontri ufficiali, sedute in parlamento, visite al ministero. Troppo anche per quella che avrebbe dovuto (potuto) diventare una consulente fidata di Sangiuliano. Diciamocelo, loro erano una coppia.

Ma alla fine di luglio la love story si è interrotta, La nomina a consigliere per Maria Rosaria è finita in un cestino di carta straccia e lui ha dovuto scegliere tra Federica e lei. E ha scelto la moglie che in questa vicenda ha saputo tacere e aspettare. Insomma una relazione amorosa, come ce ne sono tante. Forse anche troppe. Ma lui, Genny, faceva - fino a ieri - il ministro della Cultura. Insomma non era uno qualsiasi che al massimo avrebbe dovuto vedersela in famiglia. E lei? Beh sulla dama di Pompei si è scritto molto in questi giorni, ma definirla solo un’arrampicatrice sociale, è riduttivo e probabilmente ingiusto. E forse lo prova la reazione da donna ferita anche nelle sue aspettative professionali a cui, forse Genny aveva parlato - come usa fare in questi frangenti - di crisi famigliare, di case separate, magari persino di solitudine da colmare. D’altra parte i voyeur del gossip non hanno sorpreso la coppia in incontri fugaci e clandestini. Macchè, sempre insieme in pubblico, Al ristorante come in albergo. Maria Rosaria si era illusa di vivere una relazione ufficiale? E allora il suo irrompere sull’ormai notissimo account Instagram che macina follower a decine di migliaia è solo una vendetta? Come potrebbe esserlo l’ultima bomba sganciata durante un’intervista di ieri l’altro che suona così: «Ci sono alcune persone che ricattano il ministro per delle agevolazioni che hanno avuto». Non datemi dell’ingenuo. Preferisco pensare alla vendetta di una donna ferita e delusa che al complotto per far fuori il ministro che in fondo qualche nemico se lo è fatto con quel suo modo, anche ingombrante, di presenziare e di aprire il fuoco su certe abitudini tutte italiane di chiudere per ferie musei e siti culturali o peggio mettere il naso nei contributi al mondo del cinema ricercando efficienza e tagliando gli sprechi. Oggi, nel marasma politico che offre il braccio al gossip nell’eterna battaglia tra governo e opposizioni, e in attesa di una guerra che finirà di sicuro in Tribunale (come d’altra parte afferma il suo avvocato) il ministro ha scelto la ritirata. E non poteva che andare così. Giorgia Meloni lo ringrazia per il lavoro svolto e scrive in una nota: «Ho preso atto delle dimissioni irrevocabili di Sangiuliano e ho proposto al presidente della Repubblica di nominare Alessandro Giuli, attualmente presidente della Fondazione Maxxi, nuovo ministro della Cultura». La storia va avanti in fretta, Giuli ha firmato alle 19 nelle mani del Presidente Mattarella. Il Governo non perde tempo e d’altra parte già ieri mattina la voce dell’abbandono di Genny aveva cominciato a circolare in una sorta di toto ministro. Alessandro Giuli era tra i papabili in compagnia di Pietrangelo Buttafuoco e la torinese Patrizia Sandretto, nostra signora dell’arte contemporanea. Un nome che, detto tra noi, sarebbe piaciuto anche a Vittorio Sgarbi.

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