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IL BORGHESE

L’addio a Biden
L’America vota

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

L’addio a Biden L’America vota

L’addio a Biden L’America vota

Il mondo è appeso all’America. E oggi al risveglio, forse, sapremo chi ha vinto le elezioni più contestate del dopoguerra in cui oltre alla Casa Bianca gli americani si giocano anche la credibilità della loro democrazia e il ruolo che hanno svolto fino a qui nel mondo. Kamala Harris la democratica che sciommiotta Obama o Donald Trump, il repubblicano che si sente John Wayne? L’interrogativo grava su un Paese che sta guardando al voto tra misure di sicurezza eccezionali, disseminando cecchini sdraiati sui tetti dei seggi e la Casa Bianca blindata insieme a Capitol Hill. La tensione è altissima e si temono sussulti o almeno chilometrici riconteggi delle schede come capitò per Bush figlio e Gore.
In realtà incide profondamente in questa atmosfera la consapevolezza che John Biden lasci una scomoda eredità. Dall’apertura all’Iran che ha ricambiato il favore armando legioni di Hezbollah, Hamas e Huthi oltre ad accelerare il programma nucleare, alle debolezze nei confronti della guerra degli israeliani contro Amas e Libano che ora rischia di estendersi alla Siria e all’Iran. Non sfugge che ai tempi di Trump il quadro mediorientale era relativamente tranquillo e si discuteva degli accordi di Abramo per stabilizzare i rapporti tra Israele e i Paesi arabi. Forse il rischio più pericoloso per noi occidentali che si traduce già in enormi perdite di denaro. Resta l’incognita sul futuro del conflitto che si abbatte sui confini europei con l’invasione, tre anni fa, della Russia sull’Ucraina. Biden avrebbe potuto evitarla? C’è chi sostiene di si, evitando di spingere Kiev verso l’Occidente e la Nato. Non è stato così. Oggi Trump è il vate più accreditato di una pace possibile. La Harris che ha potuto beneficiare dei contributi miliardari di Biden, dopo le sue dimissioni, sulla politica estera appare più incerta, se non ambigua. Ma è sullo scacchiere del mondo che si misurerà anche il nostro futuro e non si può negare che ai tempi della presidenza Trump di pericoli ne abbiamo corsi pochi. A differenza di oggi.

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