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IL BORGHESE
10 Novembre 2024 - 05:50
La crisi investe 20 mila imprese
Mirafiori chiuso fino alla Befana, con la linea della 500 elettrica ferma a prendere polvere, le aziende dell’indotto costrette a tagliare la produzione ben oltre il 50% per la crisi che ha investito anche il mercato europeo e soprattutto Volkswagen e l’Audi, oltre a Stellantis; gli ingegneri e i progettisti in fuga verso nuovi settori industriali anche all’estero; gli artigiani che denunciano prospettive negative per il comparto casa dopo lo stop al Superbonus; l’autotrasporto che langue; l’export che rallenta, specie in Piemonte per la chiusura dei valichi, oltre che per per l’instabilità politica che agita il Medio Oriente.
C’è poco da stare allegri con questi presupposti se guardiamo al 2025 che per molti osservatori potrebbe essere l’anno più complicato per la nostra economia, con il rischio di pesanti contraccolpi sulla tenuta sociale. E se è vero che la cultura, il cinema, l’arte e lo sport fanno crescere il business del turismo (con le Atp e il Torino Film festival alberghi e ristoranti in questi giorni sono al tutto esaurito), sappiamo anche che si tratta di eventi che non riempiono il calendario, mentre la crisi mondiale che investe l’automotive, qui sta facendo sfracelli senza lasciare intravedere soluzioni a breve e con la certezza che i lavoratori dovranno campare di cassa integrazione.
Ma c’è di peggio oltre alla debacle che investe lamiere, bulloni e design: da quasi un anno va male anche l’export che, in Piemonte e a Torino vale oltre 2 miliardi e mezzo di euro verso Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e un’altra dozzina di paesi, coinvolgendo imprese di beni e servizi che toccano l’agroalimentare, l’alta moda, l’arredamento, l’oreficeria, e via discorrendo.
Dulcis in fundo, proprio ieri Confartigianato riunita in assemblea denunciava la crisi di oltre 20mila imprese piemontesi con il rischio di chiusure e delocalizzazioni e per quanto riguarda lavoratori e dirigenti, la perdita di migliaia di posti di lavoro.
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