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Il Borghese
28 Marzo 2025 - 05:50
I dazi di Trump bucano le gomme all’auto europea: nella giornata dell’annuncio di un 25% ulteriore sulle auto prodotte al di fuori degli Stati Uniti, tutti i titoli - da Wall Street a Piazza Affari - cadono pesantemente. Stellantis ha chiuso a Milano a 10,92, ossia il 4,14% in meno, dopo aver toccato nel corso della giornata il suo minimo da un anno a questa parte: 10,63 (con un paio di miliardi di capitalizzazione bruciati). In crescita solo un titolo, quello di Ferrari, ossia la prima Casa che ha reagito alle imposizione americane annunciando un ritocco al listino prezzi: +10%. E, nella migliore delle ipotesi, questo è quello che accadrà.
John Elkann, presidente di Stellantis e di Ferrari, nella call con gli analisti per Exor ha detto che «la nostra politica non cambia. L’importante è che non ci siano ripercussioni per i consumatori». Ma come fare a escluderlo?
Al di là delle vetture esportate in America - quindi Ferrari, ma anche la Fiat 500e -, la ricaduta dei dazi riguarda tutta quella filiera italiana della componentistica che lavora per i produttori europei che negli Stati Uniti hanno un importante sbocco dell’export, da Volkswagen in giù. Aumento dei costi per i produttori significa margini ridotti per i fornitori, che a loro volta dovranno rimediare. E i prezzi, quasi certamente, aumenteranno: anche per il consumatore europeo, non solo quello americano.
Ma quale sarà l’impatto sull’economia, globalmente? Ci saranno ripercussioni in Borsa, ricadute sulle strategie di quei gruppi che già si stavano riorganizzando dopo la botta data dalla concorrenza cinese (e la miopia europea sull’elettrico): da aumentare i prezzi di una Ferrari a rimettere in cassa integrazione Mirafiori, non si deve fare tanta strada...
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