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Il Borghese
06 Aprile 2025 - 05:50
Una giornata di manifestazioni sparse in tutto il Paese, il segretario al Tesoro Scott Bessent pronto a dimettersi, la probabilità di recessione per gli Stati Uniti che sale al 40%: il day after dei dazi è un campo di battaglia per il presidente Donald Trump. Con il mondo che studia le contromisure oppure risponde a muso duro, mentre si fa sempre più evidente (non a tutti) che c’è qualcosa che può bloccare Trump.
Il presidente, sul suo social preferito Truth, dice «Vinceremo. Resistete, non sarà facile, ma il risultato finale sarà storico». Sembra un messaggio, oltre che all’economia americana, ai suoi stessi sostenitori, i big della finanza e del tech, da Musk a Bezos e via dicendo, che in un solo giorno hanno perso qualcosa come 300 miliardi di dollari ed è tutto da vedere quanto siano disposti a metterne ancora sul tavolo per vedere un eventuale bluff.
Trump dice che l’America ha già ricevuto oltre 5mila miliardi di dollari in investimento, dice che le sue strategie stanno «riportando posti di lavoro e aziende come mai prima», forse citando i dati sull’occupazione resi noti l’altro giorno. Dimentica forse che quei dati sono riferiti a un periodo ante-dazi.
Con l’eventuale addio di Tessent, «per salvare la sua credibilità» e tornare a lavorare alla Federal Reserve, c’è una crepa nella tabella a stelle e strisce. Ed è sul suo allargamento che può scommettere l’Europa. Nel caos, cercare di contrastarlo è impossibile: bisogna prima pensare a salvarsi (quindi mettere in sicurezza la nostra economia interna) per poi seguire la corrente. Fino a dare la spinta giusta per governarlo, il caos. E quella la daranno i mercati. Non puoi stare in Paradiso a dispetto dei santi e non puoi governare l’economia senza i mercati. Questi sono la sola cosa che fermerà (forse) Trump. L’unica controindicazione è che l’UE, così com’è adesso, i mercati non li controlla, né li influenza.
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