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Il Borghese

Le cento domande (senza risposta) a John Elkann

Una crepa fra i soci di Stellantis e un nuovo nome per il ceo che non c'è

Le cento domande (senza risposta) a John Elkann

«Tavares, da ceo di Stellantis, incassava 1800 volte un operaio italiano. Non sarebbe il caso di fare un’azione di responsabilità?». È una delle (127) domande che un piccolo azionista Stellantis, Marco Bava, ha inviato a John Elkann in vista dell’assemblea degli azionisti. Alcune delle quali, in qualche modo, anche il board deve essersi posto. Ma alle quali non risponde.

Perché la questione di Tavares (al di là che ormai è tardi per un’azione di responsabilità che lo sollevi dal suo ruolo, essendosene andato) è il classico elefante nella stanza di John Elkann e soci. L’ex amministratore delegato deve ricevere ancora 36 milioni di euro, fra “stipendio” e buonuscita, al netto di altri 12 milioni detenuti in azioni, come da policy del Gruppo. Un’azionista su tre ha votato contro questa retribuzione (ma è passata lo stesso), dunque anche uno dei tre “big” (Exor, Psa e Stato francese) è contrariato. Il mandato (dei soci) al manager portoghese però era chiaro: guidare la fusione tra l’ex Fiat e i francesi di Psa, rendere operativa la nuova società, renderla proficua, avviare la transizione energetica. E Tavares ha fatto tutto questo, portando miliardi di dividendi nelle casse, fino a che - tradito dal mercato, dalla sua stessa arroganza (parole sue) - il gioco ha smesso di funzionare.

E se nel suo fuoco di fila, che va dagli investimenti per la nuova Mirafiori alle perdite di Leapmotor, Bava - che non a caso ricorda di essere noto come «disturbatore seriale» di assemblee - invoca anche le dimissioni di Elkann per via dell’inchiesta giudiziaria sull’Eredità Agnelli, la schizofrenica Borsa di questi giorni apprezza: ieri il titolo si è ripreso oltre il 6,46%. Il pagamento dei dividendi, evidentemente, piace sempre. Oltre ai rumors sul nuovo nome per il ruolo di ceo: Wayne Griffiths, che ha lasciato Seat proprio alla fine di marzo.

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