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Crisi Stellantis

Stellantis, produzione a picco (anche senza dazi): mai così male dal 1956

Non solo la produzione, ma i dazi rischiano di colpire forte la componentistica italiana

Crollo della produzione Stellantis: «Mai così bassa dal 1956», e i dazi?

La produzione di Stellantis ha registrato un crollo preoccupante nei primi tre mesi del 2025, con un dato negativo del -35,5% che non si vedeva dal 1956. Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, ha sottolineato come i numeri confermino una crisi grave, che ha già superato le difficoltà evidenti nel 2024. "I dati sono allarmanti. Con una produzione di 109.900 unità, rispetto alle 170.415 dello stesso periodo dell’anno precedente, il gruppo ha raggiunto un livello produttivo che non si registrava da decenni", ha dichiarato Uliano, evidenziando un calo drastico sia nel comparto delle autovetture che in quello dei veicoli commerciali.

Nel dettaglio, come rivela un report della Fim-Cisl, la produzione di autovetture è diminuita drasticamente del 42,5%, con solo 60.533 unità prodotte, mentre quella dei veicoli commerciali ha visto un peggioramento del 24,2%, pari a 49.367 unità, rispetto a una crescita del 28,5% registrata nel 2024. "La situazione è grave e preoccupante in tutti gli stabilimenti. Nel 2024, almeno Pomigliano d'Arco sembrava rappresentare una rara eccezione positiva, ma oggi siamo di fronte a una situazione complessivamente molto negativa", ha proseguito Uliano.

Le previsioni, già negative alla fine del 2024, non sembrano destinate a migliorare nel corso del 2025. "Il responsabile Europa Enlarged Philipe Imparato e il presidente John Elkann avevano dichiarato che la situazione in termini di volumi non avrebbe subito delle significative modifiche nel corso del 2025, in quanto i nuovi lanci produttivi nel corso del corrente anno di Melfi, Mirafiori e quello successivo di Cassino, avrebbero impattato nel 2026".

A pesare ulteriormente sulla crisi, si aggiungono le politiche commerciali internazionali, con i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle auto europee. "L'introduzione dei dazi da parte degli Usa è la tempesta perfetta per l’industria automobilistica europea", ha commentato Uliano. "Questi dazi colpiscono duramente il settore, in particolare la componentistica, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e aggravando una situazione che è già di per sé critica."

Uliano ha anche criticato le risposte europee, definendole "insufficienti" e "inadeguate" di fronte alla gravità della crisi. "Il fondo di 2,8 miliardi di euro stanziato dall'Unione Europea è troppo esiguo per far fronte alla sfida storica che il settore automobilistico sta affrontando", ha detto. "L'Europa deve cambiare rotta, adottare politiche meno rigide e pensare a un fondo strategico per sostenere i settori in trasformazione, come l'automobile, e creare un debito comune che consenta di investire nei settori civili."

La Fim-Cisl ha anche sollecitato un intervento deciso sui mercati, con un’attenzione particolare verso quelli in cui l’Europa è meno presente. "Solo rispondendo tempestivamente con politiche di sviluppo sui mercati internazionali, possiamo sperare di risollevare il settore e garantire la competitività dell’industria automobilistica europea", ha concluso Uliano. Con la produzione che segna un calo drastico e con una congiuntura economica internazionale che aggrava ulteriormente la situazione, la Fim-Cisl ha fatto appello a una reazione rapida e coordinata per evitare che l’industria automobilistica europea scivoli ulteriormente nella crisi.

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