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Il Borghese
26 Luglio 2025 - 06:30
Una Luna e... mezza. Mezza perché una mezzaluna campeggia sulla bandiera dell’Algeria, una delle nuove frontiere del nostro indotto (ex) Fiat. Il tutto mentre Torino punta ad arrivare direttamente sulla Luna, quella intera.
Da tempo l’industria aerospaziale mondiale lavora per un ritorno dell’uomo (sì, c’è chi dice che fosse tutto finto e che il filmato l’avesse fatto Stanley Kubrick: perfezionista com’era, avrà imposto di girarlo sul posto, però) sulla Luna, fosse anche solo come base per poi puntare a Marte. E da Torino, nei laboratori Thales Alenia, nasceranno i moduli abitativi che utilizzeranno gli astronauti. E solo pochi giorni fa un’azienda torinese ha mandato in orbita un satellite.
L’aerospace torinese vola, dunque. C’è chi - tra gli esperti - vaticina che potrebbe essere il “nuovo automotive”, sostituendo ciò che era Fiat in rapporto al suo indotto. Un indotto che è fortemente tentato dai piani di espansione di Stellantis, ora. A cominciare dall’Algeria: vicino a Orano c’è lo stabilimento che fabbrica la vecchia Fiat 500 e attorno sta nascendo un polo simile alla vecchia Mirafiori. La storica azienda Sigit ha già annunciato l’apertura di una sede: espansione o delocalizzazione? Neppure i sindacati hanno certezze, al momento, se non un generico impegno dell’azienda a non chiudere qui a Torino, anzi a diversificare: pare, dedicandosi ad arredi di lusso per yacht. Poi c’è il Marocco, dove Stellantis investe 1,2 miliardi e già avanza proposte ai suoi fornitori italiani.
Sapendo che alle auto moderne serviranno sempre meno operai e fornitori, cosa devono fare le aziende? Delocalizzare o diversificare e convertire? La prima è per chi se lo può permettere. La seconda è onerosa, per capitali e tempo. Ma immaginate quando si proporrà di trasferire in loco anche la fabbrica di rover lunari...
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