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Il Borghese
13 Settembre 2025 - 05:50
Prima ha fatto di tutto per affondarla, adesso l’Europa scopre che l’automobile è fondamentale, che l’industria automotive è - perdonate il bisticcio - il motore dell’economia del Vecchio Continente. E lancia una alleanza, rivedendo anche i propri dogmi, con i produttori. Gli stessi con i quali l’ha quasi portata alla rovina?
Sono scenari da psicodramma quelli dell’automotive in Europa. La presidente Ursula von der Leyen, dopo il terzo Dialogo strategico sull’industria assieme all’Acea, ieri, ha detto «Vogliamo che il futuro delle automobili, e le automobili del futuro, siano prodotte in Europa. Stiamo lavorando a stretto contatto con l'industria per far sì che tutto questo diventi realtà». In pratica, la promessa è di «concedere flessibilità» su emissioni, Green Deal, la fatidica scadenza del 2035, ma anche lanciare l’Alleanza per i veicoli autonomi. Obiettivo, sconfiggere la Cina (dopo averla comodamente lasciata entrare).
Certo, la baronessa non cambia idea sull’elettrico: «Sarà il futuro» dice, magari per quelle piccole e-car totalmente europee sul modello Airbus, quindi produzione condivisa fra diversi costruttori. Dopo che le lobby avevano premuto per l’elettrico pensando che così tutti avrebbero cambiato auto, adesso le medesime spingono l’Europa in direzione opposta, o quasi. «Servono decisioni audaci e veloci» chiosa l’Acea, l’associazione dei costruttori. Allora abbiamo già perso: la Cina il mercato se l’è già preso di prepotenza.
Quanto ai nostri costruttori, quando chiedono «decisioni audaci» significa una cosa sola: dateci soldi. Partirà un “Piano Riarmo” anche per le utilitarie?
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