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Il Borghese
24 Settembre 2025 - 05:50
Torino ha bisogno della sua auto. Possibilmente marchiata (ex) Fiat. Però, paradossalmente, restringe sempre di più gli spazi per le auto stesse. Una apparente contraddizione che qualcuno dovrà spiegarci: come fare a rilanciare il maggiore comparto industriale italiano se al tempo stesso si punta ad aumentare le isole pedonali?
La questione me la pongo dopo le parole del sindaco Stefano Lo Russo sul sogno di allargare la pedonalizzazione di via Roma a un ampio tratto di piazza Carlo Felice. Un boulevard elegante dello shopping in pieno centro? Fantastico sulla carta, almeno, però cosa ci sia realmente nel salotto buono di Torino lo vediamo piuttosto spesso... Certo, hanno funzionato altri progetti, come via Lagrange.
Quindi, si continua a far pressioni (giustamente) su Stellantis perché aumenti la produzione, si mette in mostra il fascino delle quattro ruote con il Salone, ma tra pedonalizzazioni, zone 30 e piste ciclabili, dell’auto vera e propria - intesa come mezzo, oggetto fisico non concetto astratto - cosa facciamo? La teniamo incolonnata in via Nizza, alla rotonda Maroncelli, nella famigerata piazza Baldissera (in attesa della fine dei lavori)?
Gli automobilisti se lo chiedono. Così come si chiedono perché la loro vettura sia il bancomat delle amministrazioni comunali, fra multe, velox, accise sulla benzina... Sì, per essere un settore chiave della nostra economia, l’auto è stata piuttosto maltrattata dalle amministrazioni a ogni livello.
Le città hanno bisogno di equilibro fra spazi vivibili - e vivi, possibilmente, non solo nei libri dei sogni - e mobilità. Come il Green Deal non può essere declinato solo per affossare un settore, così i produttori dovrebbero ricominciare a trattare l’auto come si deve: con investimenti a fare auto che la gente voglia e possa acquistare e non solo con le economie di scala per massimizzare i profitti.
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