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La decisione
04 Febbraio 2025 - 23:03
La sanità italiana si trova in un vicolo cieco: troppi pensionamenti, pochi giovani e una fuga all’estero che svuota gli ospedali. L’ultima trovata? Far lavorare i medici fino a 72 anni. Ma è davvero una soluzione o solo un disperato tentativo di tamponare l’emorragia di personale? Il 30 gennaio 2025, l’INPS ha pubblicato la circolare n. 30, che permette ai medici, dirigenti sanitari e docenti universitari di tornare in servizio fino al compimento del 72esimo anno di età, ma solo fino al 31 dicembre 2025. Il provvedimento riguarda chi è andato in pensione dal 1° settembre 2023 e ha già maturato i requisiti pensionistici.
Chi decide di rientrare ha due opzioni: continuare a incassare la pensione senza stipendio aggiuntivo oppure rinunciare temporaneamente all’assegno per ricevere la retribuzione prevista dall’incarico. In quest’ultimo caso, l’INPS sospenderà il trattamento pensionistico fino alla fine del nuovo contratto.
Il prolungamento dell’età lavorativa non è una vera soluzione, ma solo un palliativo. Il problema principale è il drastico calo di personale: i pensionamenti superano di gran lunga le nuove assunzioni, il sistema universitario non forma abbastanza medici e le condizioni di lavoro in Italia sono sempre meno attrattive.
La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) aveva già avvertito il Governo nel 2018 con la campagna Medici centenari: il rischio era chiaro, e ora è realtà. Entro il 2030, 80mila medici andranno in pensione. Nel 2024 è già stato registrato un picco tra i medici di base, nel 2025 toccherà agli ospedalieri e agli specialisti ambulatoriali. Secondo l’Enpam, tra il 2014 e il 2023 le pensioni dei medici sono aumentate del 257%, mentre la spesa previdenziale è salita alle stelle. Nel 2025 si prevede che altri 40mila camici bianchi lasceranno il servizio, e negli ultimi quattro anni quasi 39mila hanno scelto di lavorare all’estero. La meta? Paesi che offrono stipendi più alti, turni sostenibili e carriere meno bloccate.
Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, non usa giri di parole: “Lasciare i medici al lavoro fino a 72 anni non risolve nulla, servono investimenti strutturali.” La richiesta è chiara: migliori condizioni contrattuali, retribuzioni adeguate e un sistema che non continui a spremere chi resta.
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