l'editoriale
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18 Luglio 2021 - 07:35
Non c’è pace per la scuola italiana. Il test Invalsi sottoposto a studenti di ogni ordine e grado ha evidenziato un netto calo dei risultati in tutto il Paese. E se i problemi maggiori si sono riscontrati al Sud, anche l’istruzione piemontese ha registrato un preoccupante peggioramento negli ultimi due anni in cui i ragazzi sono stati costretti a seguire le lezioni da casa. Rinunciando così agli insegnamenti dei professori in classe e alle prove scritte per non correre il rischio di eventuali copiature. A farne le spese sono stati soprattutto gli studenti più poveri che magari dovevano condividere il computer con i familiari o che magari un pc neppure ce l’hanno. Per cercare di assottigliare il divario sociale e per tornare ad avere un’istruzione pubblica adeguata ora i presidi e gli insegnanti delle scuole torinesi chiedono al governo di adottare una nuove strategie per poter tornare a far lezione in presenza a settembre.
«Ci aspettavamo un calo del rendimento - dice Giuseppe Inzerillo, preside del liceo scientifico Galileo Ferraris -, la Dad è stata deleteria soprattutto all’inizio. Speriamo che a settembre si possa finalmente tornare tutti a lezione in classe ma perché questo avvenga è necessario affinare le procedure e vaccinare gli studenti. Soltanto così la scuola può riprendersi». Il preside del liceo classico D’Azeglio, Franco Francavilla, punta l’attenzione anche sui trasporti: «Bisogna adeguare il numero di mezzi al numero di studenti e non viceversa. Spero che i dati dei test convincano il Ministero a mettere finalmente la scuola al primo posto. Mai come ora i ragazzi hanno bisogno di essere seguiti ma a distanza non è facile perché manca il controllo e i risultati dimostrano che sono stati penalizzati soprattutto gli studenti delle superiori che hanno passato più tempo in Dad». Non tutti però la pensano così. Per Fabrizio Cardillo, docente dell’Istituto Grassi: «La Dad è stato uno stimolo per far lavorare insieme i ragazzi e continueremo a usarla anche a settembre un giorno alla settimana. Non di più altrimenti si rischia il divario tra chi può permettersela e chi no. Bisogna dare la possibilità a tutti di utilizzare le apparecchiature e se si vuole ripartire in presenza, come è giusto che sia, bisogna stabilizzare i troppi insegnanti precari». Per Rosa Maria Parrinello, docente all’istituto Sommeiller, invece: «è necessario innovare i sistemi di apprendimento andando incontro ai giovani, ma la scuola deve anche essere più selettiva. Non è pensabile promuovere tutti come è accaduto in questi due anni altrimenti il livello si abbassa».
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