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14 Luglio 2022 - 08:34
Un ispettore di polizia giovane ma non troppo (vicino ai quaranta), abilissimo ma tormentato; un assassino seriale che, a distanza di anni, riemerge dalla clinica dove è rinchiuso come se fosse innocente; una madre devastata dall’omicidio della figlia e con zone d’ombra inquietanti; la ragazza uccisa, quindici anni prima, Kristiane. Il tutto tra ghiaccio sporco e cielo nero, a due passi dal Natale.
Ecco, si potrebbe sintetizzare così il cocktail thriller in salsa norvegese di “Le lacrime di Medusa” (Marsilio, 19 euro, traduzione di Giovanna Paterniti) di Gard Sveen, ma sarebbe assolutamente semplicistico. Perché il percorso per la verità - non solo quella investigativa - è lungo e complesso.
Partiamo proprio dall’ispettore, Tommy Bergman: questo romanzo non è la sua prima avventura, ma è l’avventura dello svelamento del lato oscuro, delle radici del male, tradizionale schema della narrativa thriller. Il nostro ispettore, per bravo che sia, sta rischiando la carriera e la libertà per i maltrattamenti inflitti all’ex compagna: più volte il suo ricordo è lì, con l’accusa della sua supplica «non mi uccidere». Supplica quasi muta, come quella rimasta pietrificata per sempre sul viso di una ragazza uccisa quindici anni prima e che, incidentalmente, è stato il primo grande caso - il primo cadavere - di Tommy allora semplice agente di pattuglia. L’ispettore è quindi come l’assassino? La risposta, che nega anche allo psicologo, è nel suo passato, a volerci fare i conti…
Il suo “doppio” narrativo, ben più che un antagonista, è l’ex insegnante chiuso in clinica, colui che ha confessato tutti i delitti, ma adesso dice che per Kristiane è innocente. Oppure sta tessendo una rete in cui intrappolare il suo psichiatra e tutta la giustizia? Certo, anche lui ha nel passato un buco nero al di là degli omicidi.
E poi c’è la nuova vittima, una giovanissima prostituta ammazzata nello stesso modo di Kristiane e le altre. E prima di morire ha fatto un nome, un nome che non può essere reale, che coinvolge in un’unica grande rete l’ispettore, il killer, lo psichiatra e la madre di Kristiane, Elisabeth, ormai congelata in una vita non vita piena di sensi di colpa.
Il thriller si snoda con semplicità e precisione attraverso i quadri dei singoli protagonisti e dei loro comprimari, narrazione parallele che devono costruire l’intero quadro della situazione in quello che potrebbe essere considerato il primo atto: un mistero nordico intriso di psicologia che porta nel cuore dei deliri di ciascuno dei personaggi. Ma la verità sarà scomoda per tutti, anche per il lettore stesso.
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