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La tua idea per Torino

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Tra pochissimi giorni avremo un nuovo sindaco. E sarà lui, insieme alla sua squadra, a doversi prendere in carico questa nostra grande, meravigliosa, negletta e vilipesa Torino. Una città in declino che ha bisogno di reinventarsi un ruolo degno della sua storia e della sua tradizione industriale. E magari anche di un sogno da realizzare, con coraggio e determinazione. Tu cosa proponi DI NUOVO per rilanciare Torino? Ecco i contributi di alcuni personaggi importanti della nostra città.

UGO NESPOLO «Torniamo a essere un'eccellenza culturale»

Che fosse «un po’pazzo» tiene a sottolinearlo lui stesso, ma è una visione lucida quella di Ugo Nespolo per Torino. «Fantascientifica» specifica l’artista, che dalla sua città vorrebbe un sussulto di creatività. «Torino dovrebbe ritrovare un’occasione industriale che ha avuto e non ha più. Non credo verrà dalle batterie elettriche o da un modello di automobile. Sarebbero frattaglie rispetto alle potenzialità». Non solo, però. «Questa città deve ritrovare l’altra sua grande vocazione e tornare a essere un polo culturale di altissimo livello, con campus moderni e ricerche avanzate non solo da un punto di vista tecnologico, ma anche artistico e culturale. Abbiamo tante piccole realtà culturali e museali, anche importanti ma frazionate, che potrebbero tornare a essere produttori di arte e non pacifici luoghi di mostra». A livello di esempio, Nespolo cita il Moma. «Ecco, un'idea da cui partire: costruiamo un solo, unico grande polo culturale che si apra alla città. Una museo di super avanguardia, anche a livello architettonico al cui interno trovi spazio tutto».

EVELINA CHRISTILLIN «Ritrovare la fiducia assicurando servizi dignitosi e civili ai cittadini»

«Ripartire dalle piccole cose, quelle del quotidiano che sono patrimonio di tutti». Il sogno della presidente della Fondazione Museo Egizio, Evelina Christillin per Torino è tutt’altro che banale. «Sarà forse scontato, ma a chi guiderà la città per i prossimi cinque anni vorrei chiedere soprattutto questo: che si occupi, appunto, della città». Priorità, dunque, «ai servizi che la gente vede meno e utilizza più spesso, meno spendibili mediaticamente, ma più apprezzate di tanti megaprogetti che poi, spesso, finiscono solo per essere degli annunci, o delle cattedrali nel deserto». Ad esempio, «un’anagrafe che funzioni, una viabilità razionale ed efficiente, assestare strade e piazze in modo da non cadere nelle buche o inciampare nei sampietrini divelti, un trasporto pubblico accessibile e puntuale». E poi, giardini dignitosi e gradevoli, quartieri sicuri «eliminando spaccio e degrado», «servizi di livello anche e soprattutto alle periferie». Insomma, «presentando una città ordinata e civile, noi cittadini, ne saremo orgogliosi e responsabili».

STEFANO GEUNA «Torino universitaria con più studentati e trasporti»

«Implementare il sistema dell’accoglienza e dei trasporti pubblici, e creare nuovi posti di lavoro per i giovani». È il sogno del rettore di Unito, Stefano Geuna, per la Torino del domani. «Ormai il 10% della popolazione di Torino è costituita da studenti - raddoppiati negli ultimi 10 anni -, bisognerà quindi trovare il modo di raddoppiare anche i posti letto accogliendo i sempre più numerosi studenti che arrivano da fuori. Allo stesso tempo si dovrà implementare il sistema dei trasporti pubblici, una sola linea di metro non è sufficiente». Altro nodo da sciogliere per il rettore di Unito è quello della crisi occupazionale: «Torino negli ultimi 30 anni ha visto un calo demografico del 20%, è quindi necessario trattenere le nuove generazioni nella nostra città, rafforzano l’industria creativa, il terzo settore, la divulgazione scientifica. Con la Cittadella di Medicina, di fianco al Parco della Salute, e il nuovo Campus di Grugliasco stiamo cercando di attirare le piccole e medie imprese sul territorio per creare nuovi posti di lavoro».

GUIDO SARACCO «Attrarre le imprese e il lavoro a Mirafiori e nelle città della salute e dello spazio»

Il futuro di Torino per il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, dovrà fare necessariamente perno sulle aree strategiche del nostro territorio in cui sono stati investiti ingenti risorse pubbliche al fine di sviluppare il mondo dell’impresa del domani. Ossia: il Manufacturing Technology Center a Mirafiori, la Cittadella dell’Aerospazio in corso Marche, il Parco della Salute e della Scienza in costruzione in via Nizza nell’ex area industriale Fiat-Avio, e l’Environment Park di via Livorno. «L’obiettivo per i prossimi anni è quello di attirare sempre più imprese in questi luoghi e convincerle a insediarsi». In che modo? «Bisogna riuscire a fare rete tra i vari attori di tipo pubblico, come Università e Camera di commercio per riuscire a convogliare al meglio le risorse di tipo pubblico per sostenere le imprese, creare posti di lavoro sul territorio e migliorare la società. Torino ha grandi potenzialità ma devono essere colte e indirizzate nella giusta direzione».

MARCO BOGLIONE «Con la Tav, la nuova metro e gli atenei, Torino diventerà una capitale europea»

«Si tende spesso a far vedere il bicchiere mezzo vuoto, io lo vedo mezzo pieno e penso che Torino abbia le carte in regola per diventare una capitale europea a livello imprenditoriale, turistico, accademico ed economico. Sarà una città di grande passaggio». È decisamente ottimista sul futuro della nostra città, Marco Boglione, fondatore e presidente della BasicNet. «Torino in questi anni ha dimostrato una grande capacità di resilienza, riuscendo a resistere alla metamorfosi della Fiat, alla demografia negativa, e anche al Covid - sottolinea il patron della Kappa -. Le istituzioni e gli imprenditori si sono tirati su le maniche e sono stati fatti investimenti pazzeschi, come la Tav, la ferrovia, la metropolitana, il raddoppio del Politecnico e dell’Università. Abbiamo realizzato una città praticamente nuova e il motore economico dovrà ripartire mettendo semplicemente a frutto i tanti investimenti fatti sul territorio». E il confronto con Milano? «Torino sta a Milano come Boston a New York».

GIORGIO AIRAUDO «Serve un “Ritorno al futuro”: a partire da Stellantis e dall’automotive»

Per il segretario della Fiom Cgil in Piemonte, Giorgio Airaudo, non c’è che una priorità nell’agenda del nuovo sindaco. «Prenotare un biglietto aereo per Parigi e incontrare l’a m m i n istratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, per capire che idea abbia su Torino e il suo futuro industriale». Secco e tagliato sull’attualità più stringente, visto che proprio nell’universo manufatturiero dell’automotive si riscontrano i maggiori problemi. «Ottenere prodotti e garanzie per il futuro dell’automotive a Mirafiori - puntualizza Airaudo - Il futuro di Torino passa attraverso una sola strada: non perdere ciò che sappiamo fare». Si concede una metafora cinematografica, Airaudo. Anzi. Una citazione. «Torino ha bisogno di un “Ritorno al futuro”, proprio come il titolo del famoso film: puntare sulle certezze con la garanzia di nuove produzioni e occupazione per un territorio che è stato, di fatto, abbandonato in maniera sempre più evidente».

PIER LUIGI DOVIS «L’inclusione deve partire dalle persone più fragili»

Per chi da più di dieci anni osserva la città dal basso, dal suo confine più complesso, tra gli ultimi e i fragili, un sogno per Torino è quello dell’inclusione. «Sogno che questa città ritrovi la capacità di includere, che cresca nella capacità di coinvolgere e rendere protagonisti le persone più fragili e i territori più complessi, considerando come priorità le loro visioni e le loro fatiche» spiega il direttore della Caritas di Torino, Pier Luigi Dovis. «Questi elementi diventino il punto nodale per riattivare un nuovo dialogo tra le persone e non solo tra le istituzioni». Non certo una questione di rappresentanza o rappresentatività. «Fare partecipare di più le persone e farlo in modo inclusivo, può sembrare retorico ma non le è se consideriamo la particolarità da cui partire: mettere al centro e tenere al centro proprio le persone che vivono le maggiori difficoltà, sul piano sociale e economico, rendendole protagoniste per responsabilità e non per appartenenza o rappresentanza. Bisogna sostitutuire la centralità delle istituzioni con la centralità delle persone, non è questione di rappresentatività o di diritti civili, i cittadini possono tornare a essere protagonisti del bene comune attraverso la responsabilità».

FABIO GEDA «Sogno una città sempre più verde, a misura di famiglie, giovani e lavoratori»

Lo scrittore Fabio Geda non ha alcun dubbio: «La Torino del futuro dovrà essere anzitutto una città verde, a misura di famiglie con bambini, di adolescenti che possono andarsene in giro in bici o in skate, a misura di lavoratori e lavoratrici che possono salire al volo su mezzi pubblici non affollati, capillari, che passano di continuo». Per l’autore di “Nel mare ci sono i coccodrilli” si deve dunque puntare sull’ambiente. Anche a livello costruttivo: «Si deve costruire solo se si abbatte, anzi, se si può bisogna abbattere edifici per piantare alberi. E di edifici semi vuoti, semi abbandonati, ce n’è parecchi». Per Geda inoltre Torino dovrà essere: «Una città con una offerta culturale vasta, non arroccata nei palazzi del centro, ma diffusa anche nei quartieri più lontani. Una città con un dialogo diretto, rapidissimo, tra cittadini e amministratori. Infine Torino deve creare occupazione, con stipendi adeguati, in ambienti sani, luoghi in cui i lavoratori e le lavoratrici possano immaginare di crescere».

PIER FRANCO QUAGLIENI «Si riparte dalle piccole cose, come le buche nei marciapiedi»

«Un nuovo Rinascimento». Meglio. «Un vero e proprio Risorgimento». Non smette i panni dello storico nemmeno quando sogna il futuro Pier Franco Quaglieni, augurandosi che la città sappia rialzarsi. «Abbiamo vissuto una devastazione in questa città, chiunque sia il nuovo sindaco dovrà rimboccarsi le maniche ed essere capace di partire dalle cose più banali: le buche nelle strade e nei marciapiedi, per cui non sono mancati nemmeno i morti». Si parte dalla strada, insomma, per arrivare a rilanciare l’immagine della città. «Altrimenti si continuerà a essere una città marginale: perché lo siamo. Basta un esempio banale, negli anni Cinquanta avevamo un collegamento giornaliero con Roma in aeroplano. Oggi? Siamo ridotti al punto che non c’è più nemmeno quello». Ma non rinuncia alla cultura, Quaglieni. «Non voglio apparire corporativo la cultura torinese odierna è veramente in condizioni pessime: il nuovo sindaco dovrebbe invitare le realtà culturali e avviare una discussione. Ecco una cosa mai capitata».

LIVIO BERRUTI «Le Atp non bastano, ci vogliono le Olimpiadi»

«Le Atp non bastano, bisogna valorizzare tutti gli sport, migliorare i servizi e rendere questa città più attrattiva per le imprese». Per Livio Berruti, leggenda dell’atletica torinese, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960, la Torino del futuro: «Dovrà avere più coraggio». «Soffriamo del complesso di inferiorità con Milano da cui ci siamo fatti portar via troppe cose, come la moda e il salone dell’auto. La nostra è una città da impiegati mentre bisognerebbe attirare più imprenditori, e per uscire da questo stallo ci vuole maggior intraprendenza, coraggio e fantasia. In tal senso - spiega Berruti -, l’amministrazione dovrebbe cercare di educare i cittadini con scambi culturali e sociali. Inoltre la politica dovrebbe ascoltare le necessità della popolazione e non imporre una linea dura: penso alle ciclabili che spesso penalizzano gli automobilisti, ma anche in ambito sportivo abbiamo assistito a situazioni paradossali come il caso di Villa Glicini». E le Atp? «Sono un bella iniziativa ma non sono paragonabili alle Olimpiadi che creano maggiore partecipazione e apertura. Spero davvero che la futura amministrazione punti sulla valorizzazione di tutti gli sport che dovrebbero avere la stessa importanza che ha il calcio».

BENEDETTO CAMERANA «Serve un piano strategico e distretti d’innovazione»

«Torino ha le competenze tecniche per cogliere l'innovazione che sta attraversando il mondo, ma le manca un piano strategico». Obiettivi da raggiungere e limiti da colmare nella visione dell’architetto Benedetto Camerana per il futuro della città alla vigilia del voto. «Da punto di vista urbanistico, serve impostare un piano per gestire le trasformazioni che stiamo vivendo. È un momento epocale. Siamo fuori Covid e ci sono risorse europee da sfruttare per crescere. C’è una accelerazione digitale e tecnologica incalzante che va cavalcata». Per non perdere importanti occasioni, «serve prevedere dei distretti. Luoghi dove viene innescata la trasformazione urbana specializzata». Un esempio su tutti? «Il distretto dell’aerospazio, un polo intorno al quale aggregare ricerca e sviluppo di altissima qualità». In altre parole, la speranza dell’architetto Camerana è quella che Torino possa «essere protagonista della accelerazione digitale».

GUIDO GOBINO «Trasciniamo a Torino i migliori cioccolatieri»

Grandi eventi che portino in città chef e pasticceri da tutto il mondo. «Noi dobbiamo pensare in grande. Questo vuol dire trascinare in città i migliori in qualsiasi materia. Iniziamo con cioccolatieri e chef». Così Guido Gobino immagina una ricetta per il rilancio di Torino. «La nostra città non è morta - prosegue -. È dormiente e si è un po’ incartata su se stessa per mancanza di progetti ambiziosi e a lungo termine». In un’ottica di crescita poi appare fondamentale il coinvolgimento delle nuove generazioni. «Bisogna osare - sottolinea ancora Gobino -, ma per osare bisogna coinvolgere i giovani che conoscono il mondo e sanno come gestire e cavalcare i cambiamenti del domani. La politica deve essere lungimirante in questo senso e reclutare il più possibile i ragazzi, che hanno punti di vista nuovi, ma non sono consultati a sufficienza. Sbaglia di grosso chi ritiene che i giovani non abbiano buone idee. Sono un serbatoio incredibile per il rilancio».

GIUSEPPE FURINO «Più spazi all'aperto per i giovani sportivi»

Spazi liberi, all’aperto, affinché i giovani possano avvicinarsi allo sport. Com’era Torino una volta. «Chi vincerà le elezioni deve pensare ai ragazzi e allo sport. Strutture in città ce ne sono, ma mancano spazi all’aperto, ad esempio com’era una volta piazza d’Armi». A dirlo è Giuseppe Furino, che di sport se ne intende forse più di altri, avendo vinto otto scudetti in quindici anni di Juve dove ha collezionato la bellezza di 534 presenze. Dunque, chi siederà sullo scranno più alto di Palazzo Civico dovrà, anche e soprattutto, ricordarsi che lo sport è fondamentale e che è necessario permettere ai ragazzi di praticarlo. «Quando sono arrivato a Torino - ricorda Furino -, sono rimasto colpito da piazza d’Armi. Era piena di bambini e ragazzi che giocavano, liberi. Fare amicizia era facilissimo. Oggi ci sono troppi centri commerciali che hanno preso il posto di queste aree verdi. Un sindaco - conclude - deve capire che se molti giovani si isolano, è perché non hanno a disposizione spazi liberi per svagarsi».
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