«Sarò il sindaco di tutti». La frase simbolo del “
day after” a
Torino rischia di avere il sapore della
beffa. Con l’
affluenza alle urne
più bassa degli ultimi
trent’anni, il nuovo sindaco appare già «
dimezzato», per dirla con il titolo di un famoso romanzo di
Italo Calvino. Se non peggio. Solo
331.488 cittadini su 689.684 aventi diritto, infatti, hanno scelto di esprimere la propria preferenza in cabina. Appena il
48,06% della popolazione.
Se già nel
2016 si parlava di un
record in
negativo, con il
57,18% di votanti in cabina, ieri la situazione è ulteriormente
peggiorata. Uno strascico della
pandemia, secondo alcuni. L’effetto del
maltempo, sostengono altri. Ma per il risultato poco cambia: a Torino la maggioranza degli abitanti ha scelto di non designare alcun primo cittadino.
SEMPRE PIU' IN BASSO Il
picco più alto di partecipazione alle elezioni amministrative negli ultimi trent’anni
Torino lo ha registrato il
13 maggio 2001, quando per la poltrona di sindaco si sfidavano
Sergio Chiamparino per il
centrosinistra e
Roberto Rosso per il
centrodestra. Votò l’
82,56% degli aventi diritto,
637.160 cittadini su 771.683, che fecero salire quasi del 9% il risultato di cinque anni prima, quando si arrivò al
73,67% con
587.547 votanti su 797.494 per la sfida tra
Valentino Castellani e
Raffaele Costa. Il crollo comincerà nella tornata successiva nel
2006, quando venne riconfermato il sindaco uscente,
Sergio Chiamparino in sfida contro
Rocco Buttiglione, con una partecipazione che non arrivò oltre il
64,73%, con
477.038 votanti su 736.892 aventi diritto. Nel
2011, invece,
Piero Fassino si affermò su
Michele Coppola con il
56,66% ma un’affluenza di appena il
66,53%, con
470.946 votanti su 707.817 elettori. Con il primo turno del
2016, che vedeva come principali sfidanti
Piero Fassino e
Chiara Appendino, non si arrivò a più del
57,18%:
397.811 votanti su 695.740.
CROLLO IN PERIFERIA Guardando poi alla distribuzione dell’affluenza nei diversi quartieri, salta subito all’occhio la
mancata partecipazione al voto delle
periferie. «Notiamo l’uscita dalla partecipazione al voto di quartieri interi, come quelli di
Torino Nord e le
periferie Sud» commenta il
direttore di
YouTrend Lorenzo Pregliasco. «Sono queste le aree che avevano decretato, in buona parte, la vittoria della sindaca
Chiara Appendino nel 2016 - prosegue Pregliasco -. All’epoca il
Movimento Cinque Stelle aveva una proposta forte sia per ragioni locali, che nazionali. Quella parte di città oggi è rimasta a casa». Un segnale «preoccupate» secondo l’analista, che osserva come l’affluenza si sia fermata al
42,89% in
Circoscrizione Sei (Barriera Di Milano, Regio Parco, Barca, Bertolla, Falchera, Rebaudengo, Villaretto) e sia arrivata solo al
43,44% nella
Cinque (Borgo Vittoria, Madonna Di Campagna, Lucento,Vallette). «Poi c’è da affrontare il tema
pandemia - sottolinea Pregliasco - . «La gestione dell’emergenza
Covid ha messo un po’
sotto anestesia la
politica e soprattutto il ruolo del Comune non è stato visto come rilevante nelle visioni dell’ultimo anno e mezzo».
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TORINO MAGLIA NERA L’affluenza alle urne si è rivelata bassa in tutta Italia, ma la nostra città troneggia tra le
peggiori. Colpisce, in particolare il calo di votanti di
Milano, che ha chiuso le urne al
47,69%, contro il
54,6% del
2016, quando si votò in un solo giorno. Risultato analogo per
Napoli, che chiude la partita con un’affluenza pari al
47.19%. Male anche a
Roma, con il
48,83% di votanti. Cinque anni fa l’affluenza era stata del
57,03%. Fa leggermente meglio le
Bologna, con il
51,87%.