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22 Luglio 2022 - 08:08
Dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Cala il sipario sul governo di Mario Draghi. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto le Camere. «Era l’ultimo atto». Il 25 settembre si torna a votare. Ma non c’è tempo né per le lacrime né per gli applausi. Lo si comprende bene dalle parole di Mattarella. Appena quattro minuti di discorso rivolto al Paese, dopo aver firmato il decreto che segna la fine di questa legislatura. «Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause» attacca il Presidente e appare visibilmente teso in volto. «I costi dell’energia hanno conseguenze per famiglie e imprese» ricorda l’inquilino del Quirinale e prosegue duro con i partiti: «La situazione politica ha condotto a questa decisione. La discussione, il voto e la modalità hanno reso evidente l’assenza di prospettive per una nuova maggioranza». E ancora: «Ci sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del Paese». E a queste esigenze «si affianca l’attuazione nei tempi concordati del Pnrr» conclude.
IL VOTO SOTTO L'OMBRELLONE Entro 70 giorni gli italiani torneranno a votare, è partito ufficialmente il countdown in vista delle prossime elezioni politiche, con campagna elettorale sul bagnasciuga e caccia di voti a Ferragosto. Prima di votare, però, ci sono una serie di adempimenti e scadenze da rispettare sia per le istituzioni che per i partiti. In ordine cronologico: il 27 luglio è il termine entro il quale il Viminale deve inviare alla Farnesina gli elenchi degli elettori all’estero. La legge stabilisce infatti che debbano essere inviati «entro il sessantesimo giorno antecedente le votazioni». Non più tardi della vigilia di Ferragosto devono essere poi depositati al Viminale i contrassegni e i simboli elettorali. Il 21 e il 22 agosto invece tocca alle liste. La campagna elettorale prima del voto parte il 26. Il 25 settembre, come detto, si vota ed entro il 15 ottobre deve tenersi la prima seduta del nuovo Parlamento.
L'ULTIMO DRAGHI «Prima di tutto, grazie». Esordisce così Draghi, nel suo ultimo intervento alla Camera prima di salire al Colle a dimettersi. Segue un lungo applauso e qualche momento di commozione. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è stato l’unico tra i Cinque Stelle ad applaudire in maniera convinta il premier dimissionario, alzandosi in piedi quando è scattata l’acclamazione. «Alla luce del voto espresso dal Senato chiedo di sospendere la seduta per recarmi dal Presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni» spiega risoluto Draghi. Poche ore dopo calerà il sipario sulla sua breve esperienza di governo. «Porterò con me un ricordo molto bello di queste riunioni, degli scambi che ho avuto individualmente con voi. Ci sarà ancora tempo per i saluti. Ora rimettiamoci al lavoro» conclude. Si chiude così la sequenza parlamentare definita da più fronti «vergognosa», «grottesca», «inqualificabile» che ha contrassegnato la fine della legislatura.
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