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Mirafiori, borgo diviso tra la svolta a destra e la voglia di astenersi

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Un caffè, un pacchetto di sigarette e «nemmeno più un “gratta e vinci” per tentare la sorte». Il signor Mario, 74 anni, li chiama i suoi «lussi» da pensionato, un valore aggiunto alla monotonia di giornate in cui il massimo che gli capita è di contare i passi sotto i portici di via Guala. «Qui per noi anziani non c’è molto, per fortuna al bar faccio ancora due parole» spiega con un sorriso amaro, prima di una domanda che fa lo letteralmente infuriare. «Se voterò alle elezioni? Ma per chi? Le ho appena raccontato che anche le sigarette per me sono diventate un “di più”. E io ho lavorato tutta la vita, mica ho preso il reddito di cittadinanza» tuona, allontanandosi arrabbiato come non mai verso corso Traiano. In una Mirafiori sempre più povera, divisa tra voglia di astensione e la tentazione di “virare” verso destra «si può capire la nostra rabbia» commenta Francesco, 82 anni, anche lui pensionato dopo una vita di sacrifici. «Anche io sono tra quelli che non andrà a votare. Ne ho viste tante, però sono stanco della gente che ci governa. Peggio ancora, si fa eleggere e finisce per delegare i tecnici per manifesta incapacità: io ho sempre votato a sinistra, ma uno come Enrico Letta in che modo potrei considerarlo credibile o capace di fare gli interessi dei lavoratori, per esempio?» domanda l’anziano, prendendosi tutto il tempo di raccontare per filo e per segno da chi e per cosa è rimasto deluso negli ultimi anni. «Ho lavorato duro da quando ero un adolescente, anche in fabbrica alla Fiat ma un disastro così non lo avrei immaginato».

Non sono soltanto gli anziani ad essere delusi. «Noi giovani, se vuole, lo siamo anche di più» aggiunge Fabiana, seduta al tavolino accanto e incuriosita dall’improvvisato dibattito politico. «Io ho 22 anni ma questa classe politica è riuscita a fare arrabbiare anche me che, non sarò un’esperta, ma so distinguere le persone capaci da chi, invece, arriva a definire devianza una malattia come l’anoressia o la bulimia» sottolinea, facendo un chiaro riferimento all’ultima polemica scoppiata sui “social” tra Giorgia Meloni e Enrico Letta. «Buono anche quell’altro a replicare con un “tweet” per affermare: Viva le devianze» puntualizza ancora Fabiana, svelando come a preoccuparla molto di più siano le intenzioni di voto già espresse da alcuni suoi coetanei. «So che qualche mio amico voterà Fratelli d’Italia anche se, forse, non conosce nemmeno il loro programma, ma non credo ci sia molto da capire: sono scelte che, a volte, nascono soltanto dal più puro risentimento».

Quello che conosce bene Lina, 33 anni e un bimbo da crescere. «Sono più che arrabbiata e a votare non ci andrò, perché non ha più alcun senso: siamo giovani ma non siamo stupidi e le sentiamo le promesse che arrivano, ora ci diranno che a tutti sarà dato qualcosa, prometteranno soldi e lavoro per poi ammettere di non essere in grado di mantenere le promesse» si sfoga Lina. «I nostri ragazzi non hanno più un futuro e noi come genitori come possiamo ancora confidare nella politica quando, ad esempio, abbiamo figli con due lauree che si devono pagare un master con sacrifici e sudore della fronte, per poi dovere emigrare per sentirsi valorizzati?» domanda Loredana, 52 anni, rientrando dal lavoro. «Sapete benissimo cosa ci aspetta a casa: conti e bollette da pagare sempre più care e senza una ragione credibile, perché non ci vengano a raccontare della guerra in Ucraina visto che ci mangiano sopra tutti. E le paghiamo quelle bollette ma con quale spirito? Questa è la disillusione per cui è naturale che un giovane non si interessi più alla politica». E l’esempio ultimo arriva da Davide, 26 anni. «Non me ne frega davvero niente. Alla mia età ho trovato il modo di portare a casa i soldi a fine mese, senza che nessuno si sia mai interessato a me. Perché dovrei essere io a interessarmi a loro?».

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