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INTERVISTA DELLA SETTIMANA
17 Giugno 2023 - 18:56
Intervista a Massimo Fini
Era il 1994. In piena campagna elettorale Massimo Fini viene incaricato di intervistare l’allora candidato del centrodestra Silvio Berlusconi. Il giornalista invia le domande all’addetto stampa, come spesso accade in queste circostanze, e riceve un secco “no” di risposta. L’intervista non s’ha da fare. Non contento, Fini prende carta e penna e scrive un biglietto indirizzato direttamente a Berlusconi. «Presidente io l’ho sempre criticata, ma non pensavo le mancasse il coraggio. Ora scappa come una lepre di fronte a tre domandine?». Poco dopo arriva la risposta: una lettera piena di insulti firmata dal futuro presidente del consiglio. «Sempre meglio del silenzio, no?» commenta Fini, che ora profetizza un futuro tetro per il partito orfano del Cavaliere.
Sembra che tutti vogliano condividere un proprio ricordo con l’ex premier Berlusconi. Qual è il suo?
«Sono ragazzino e vado a giocare a calcio ai Salesiani e Berlusconi era lì, alto come un soldo di cacio, pretendeva di fare il centro avanti e non passava mai la palla. Qui c’era già in nuce tutto Berlusconi».
Questo non passare mai la palla è l’atteggiamento che lo ha portato oggi a non avere eredi, politicamente parlando?
«Lui di certo non concepiva eredi. Anzi, aveva la commuovente illusione di essere immortale».
Proprio questo atteggiamento lascia tante incognite per il futuro di Forza Italia.
«Forza Italia si smembrerà senz’altro. È vero ha ancora l’8% circa. Ma è un risultato per il 7% figlio della figura di Berlusconi. Immagino che ora una parte andrà con Fratelli d’Italia e una parte con Salvini».
Non crede possibile una migrazione degli elettori azzurri verso il centro?
«No, non credo. Penso che Renzi cercherà di infilarsi – come sempre ha fatto – e cercherà di strumentalizzare la situazione a suo favore. Ma non ci riuscirà».
Che ruolo avrà la bella Marta Fascina in questa fase di transizione?
«Intanto ricordiamo che, prudentemente, i figli di Berlusconi gli hanno impedito di sposarla. Credo che il potere di questa donna sia destinato a declinare rapidamente».
È diventata virale l’immagine di Fascina e Marina Berlusconi, la figlia prediletta del Cav, mano nella mano al funerale. Si intravedere qui una nuova leadership al femminile?
«Non so quanto Marina Berlusconi sia interessata a questa successione politica. Lei pensa soprattutto al patrimonio Fininvest».
Anche Piersilvio, altro figlio del primo matrimonio di Berlusconi, sembra aver tracciato una linea netta tra quelli che sono gli interessi dell’impresa di famiglia e quelli del partito.
«Certo, è così. Dopotutto, gli affari di famiglia non sono una cosa da poco. E avendo Berlusconi figliato molto e avendo molti nipoti la spartizione appare delicata».
E Tajani. Sarà lui il “traghettatore” di Forza Italia?
«A Tajani manca carisma. Per fare queste cose ci vuole carisma, un po’ come ce l’ha Giorgia Meloni».
Parliamo di Meloni. Politicamente per lei è un bene o un male la scomparsa di Berlusconi dalla scena?
«Sicuramente un bene. Forza Italia si era messa di traverso varie volte nelle azioni di governo. Ricordiamo tutti quella volta in cui Meloni disse «Io non sono ricattabile». Perché il soggetto che oggi ricordiamo aveva questa particolarità: corrompere la gente e ricattarla. Meloni è limpida da questo punto di vista».
Spesso le viene “rimproverata” questa simpatia che trapela per Giorgia Meloni.
«Io ho conosciuto Giorgia Meloni quando ancora non era Giorgia Meloni. L’ho sempre vista animata da una vera passione politica, che non riconosco - ad esempio - in Matteo Salvini».
Qual è a oggi il suo giudizio sul governo Meloni?
«Negativo. Sembra che si rubi ai poveri per dare ai ricchi e poi c’è questo atlantismo che vuol dire che saremo servi degli americani per anni. Ricordo che Berlusconi, in una mail diretta al presidente Joe Biden, gli suggeriva di dire a Zelensky di trattare con Putin altrimenti noi non gli avremmo dato più né armi, né soldi per la ricostruzione. È stata un’uscita coraggiosa. Mettersi contro i gloriosi United States non è scontato, ma Berlusconi aveva un'energia straordinaria e non gli mancava il coraggio».
Il lutto nazionale non andava fatto?
«Io ero contrario. Berlusconi era un pregiudicato, condannato dai tribunali della Repubblica. Definito un uomo “portato naturalmente a delinquere”. Il fatto è che il "fenomeno Berlusconi" poteva esistere solo in Italia».
Cosa intende?
«Siamo un Paese in cui l’etica pubblica è scomparsa da tempo. Probabilmente Berlusconi ha tolto agli italiani quel poco di senso della legalità che era rimasto».
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