«Se c’è stato un colpo mortale, perché infliggere due ergastoli?». E' la domanda che si pone il legale della famigliaBianchi, l’avvocato Massimiliano Pica, che non accetta la sentenza di condanna: «Gabriele non ha assolutamente toccato il ragazzo e Marco ha dichiarato di averlo preso nella parte frontale sinistra dov’era già presente una lesione. Un colpo non mortale, come ha ribadito il professor Potenza, perito della procura. E se c’è stata una sequenza di colpi, quale è stato, allora, quello mortale? Non si possono infliggere due ergastoli di fronte a una ricostruzione fumosa e, a tratti, contraddittoria». Anche i famigliari dei fratelli picchiatori non ci stanno. In particolare la mamma, Simonetta Di Tullio, in un colloquio a Rebibbia con il figlio Gabriele (intercettato e finito nelle carte del processo) si stupisce del risalto mediatico dato alla tragedia: «Siete su tutti i giornali. Nemmeno se fosse morta la regina». Poi, parla anche di problemi di soldi: «Non ci sta più nessuno - dice a Gabriele -, ti hanno abbandonato tutti, amore mio! Ci dobbiamo vendere le macchine, perché non c’è rimasto più niente». Sembra sia lei a farsi carico della situazione. Il marito non ce la fa: «Quel poraccio di padrito (tuo padre)… Quello non tiene coraggio a veni’ qua…. sennò gli piglia un infarto». A Gabriele fa una promessa: «Quando sarà tutto finito, quante persone mi levo dananzi (davanti)… quante!». E in molti ricordano che la Di Tullio, 55 anni, madre di quattro figli, il primo avuto a 22, invitava a non giudicare i figli dalle foto che li ritraggono in pose da spacconi, con i tatuaggi, i muscoli in bella mostra e gli orologi costosi. E diceva: «Se i miei figli hanno sbagliato è giusto che paghino, ma sono sicura che non sono stati loro a uccidere, una madre certe cose le sa». Dopo la sentenza, però, la mamma e il papà di Marco e Gabriele, non hanno risposto più a nessuno, né hanno avuto contatti con il loro avvocato. Hanno solo scambiato solo qualche battuta con i parenti più stretti all’esterno del Tribunale. E la mamma ha commentato, quasi sottovoce: «Questa è una sentenza ingiusta. Non ce l’aspettavamo. Sono stati condannati a furor di popolo».
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