Ucciso per un errore: cancellato l’ergastolo al killer della camorra
10 Febbraio 2023 - 14:30
Antonio Landieri aveva 25 anni quando fu ucciso a Scampia, durante i giorni terribili della faida di camorra. Lui e i suoi amici furono scambiati per un gruppo di spacciatori dai pusher rivali. Ma l’errore non fu solo dei criminali. All’inizio anche le indagini ritennero il giovane coinvolto in dinamiche poco pulite. La sentenza che lo ha riconosciuto come vittima innocente di camorra è arrivata solo dopo dodici anni. E nel frattempo la sua famiglia ha pianto per Antonio, «ucciso due volte», e ha atteso giustizia. Un percorso lungo e non ancora concluso. Ora la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo - limitatamente alla aggravante della recidiva - ordinando un nuovo giudizio (da svolgersi presso altra sezione della Corte di Assise di appello) per Davide Francescone, componente del commando che il 6 novembre 2004 si rese protagonista del raid nel rione Sette Palazzi. I giudici di secondo grado dovranno rideterminare la pena per Francescone, che è stato difeso davanti alla Suprema Corte dagli avvocati Dario Vannetiello e Luigi Senese. Antonio e i suoi amici stavano giocando a biliardino in strada, sotto casa. Quando furono raggiunti dalla pioggia di proiettili lui non riuscì a scappare: a causa di complicazioni dovute al parto, infatti, era stato colpito da una paralisi che gli impediva la deambulazione. Due colpi alla schiena. Antonio Landieri morì, cinque amici rimasero feriti alle gambe: Antonio Mangiacapra, Salvatore Engheben, Mauro Mangiacapra, Vincenzo Trombetta e Giovanni De Rosa. A spiegare il movente della spedizione armata terminata in tragedia furono numerosi collaboratori di giustizia tra cui l’esecutore materiale, Gennaro Notturno. E la famiglia Landieri, attraverso la sorella di Antonio, Stefania, commenta: «Stanchi di vedere, stanchi di sentire, stanchi di sopportare, stanchi di combattere, stanchi di pensare, stanchi di aspettare, stanchi di tutto... La tristezza ci pervade, la rabbia ci assale, la rassegnazione fa capolino dietro l’angolo... ma no, questa non possiamo permetterci che ci sopraffaccia... Continueremo a far si che la giustizia prevalga, quella vera».
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