l'editoriale
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22 Luglio 2021 - 08:17
Su quella panchina alla fermata del bus, Ferdinando ci vive da ottobre. In quell’angolo di corso Settembrini, davanti ai cancelli Fiat, i pullman passano di rado, pendolari in attesa se ne vedono pochissimi e così Ferdinando è sempre solo. E ha pensato bene di chiamare “casa” una pensilina dei mezzi pubblici di Mirafiori. «Qui ho passato anche l’inverno quando le temperature erano proibitive», racconta il 47enne, il cui accento del nord-est si mescola a una carnagione tipica del Mezzogiorno d’Italia.
Non lavora dal 2006, Ferdinando, dopo il licenziamento dalla fabbrica in cui era carrellista. E se la pensilina di corso Settembrini è la sua ultima casa, in passato ha dormito anche in centro. «Ma sono andato via perché c’erano troppi ubriachi che si picchiavano». La sua storia ricorda quella di Aurora, clochard di Santa Rita che abitava con i cani alla fermata del 10 di corso IV Novembre, poi sgomberata. Ferdinando ha dovuto sopportare anche le aggressioni, da parte di giovani malintenzionati. «Mi hanno dato delle bastonate alle gambe». Per fortuna, il senzatetto riceve anche degli aiuti. Ad esempio dai dipendenti Fiat che varcano i cancelli dietro la fermata del bus, oppure dalla Croce rossa di Beinasco e da alcune associazioni. E da gente comune, che passa a trovarlo e gli porta pizza, panini o bibite. «Famiglia? Ho un cugino, ma non ci parliamo da anni per una storia di eredità». Per passare il tempo, Ferdinando legge i libri, ad esempio i grandi classici tipo Sherlock Holmes. Per i suoi bisogni usa il vicino bagno dei dipendenti Gtt, «cercando di non farmi vedere perché non potrei». I vigili urbani, che sono a conoscenza della sua situazione, gli avrebbero già intimato di andarsene. «Se mi faranno sgomberare - afferma - non farò resistenza. Ma non saprei dove andare». Per lui non ci sarebbero possibilità di reddito di cittadinanza o casa popolare, «perché possiedo dei terreni, anche se non posso disporne. Cosa vorrei? Un lavoro, e uscire da questa situazione».
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