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Valsusa presa d’assalto dalle famiglie afghane. E l’inverno fa già paura

Oulx valsusa migranti rainbow for africa

La vera emergenza ci sarà in inverno, ma l’esodo degli afghani è cominciato due anni fa. Quando i talebani - lontano dai riflettori, a differenza di adesso - avevano iniziato a riprendersi il paese. «La situazione è critica da un anno e mezzo, il 40% delle persone che fanno la “rotta balcanica” arriva dall’Afghanistan», rivela Paolo Narcisi, presidente di Rainbow4Africa, onlus che insieme a Talita-kum, a Valsusa Oltreconfine e alla Croce rossa gestisce il centro di accoglienza a Oulx

Da marzo a luglio, sono arrivati più di 1700 afghani. La maggior parte è costituita da famiglie: mamma, papà, figli, zii e nonni. A ferragosto, i talebani hanno preso Kabul, ma l’emergenza profughi a Oulx è iniziata nei primi mesi del 2020, quando Trump aveva annunciato il progressivo ritiro delle truppe Usa dal paese.

Da quel momento, è partito l’esodo. Paolo Narcisi fotografa la situazione in montagna: «La prima necessità sono le cure per i bambini. Molti sono malati e in Afghanistan non ci sono cure, abbiamo già stabilizzato delle cardiopatie critiche in alcuni bimbi. Poi - prosegue - c’è il problema delle donne. L’ultima arrivata è una vedova con la figlia: entrambe lavoravano e la ragazza andava all’università. Ora sono a Oulx». Infine, c’è chi scappa per motivi politici o religiosi: «Arrivano soggetti considerati oppositori politici, e i maschi sono quasi tutti Hazari».

Si tratta, in quest’ultimo caso, di un gruppo etnico molto perseguitato nel paese perché sciita, dunque nemico dei sunniti jihadisti. A dire il vero, per gli afghani Oulx non è l’obiettivo finale, ma solo una tappa intermedia verso il cuore dell’Europa, specie la Germania. Ma se finora i problemi sono stati, diciamo, contenuti, ben diversa sarà la situazione tra qualche mese. Narcisi non usa mezze misure: «Prevediamo un disastro umanitario in inverno. Per ora riusciamo ad accettare un massimo di cento persone a notte, ma a breve saranno molte di più. E rischieremo anche dei morti perché - spiega - i profughi passeranno per le montagne visto che i francesi stanno inasprendo i controlli. Rischieranno di morire assiderati o travolti da una valanga».

Ovviamente, c’è chi arriva ed è positivo al Covid. I medici di Rainbow4Africa fanno i tamponi e, d’accordo con l’asl, anche i vaccini. Da qui l’appello: aprire le frontiere. «E’ indispensabile - conclude Narcisi -, servono dei corridoi umanitari, più di quanti ce ne sono oggi».

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