l'editoriale
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08 Febbraio 2022 - 07:45
(foto di repertorio)
Era entrata nella bottega sotto casa per comprare le uova. Una commissione semplice, che le aveva dato il padre, sicuro del fatto che alla figlioletta, in quel negozio di alimentari, non potesse accadere nulla. Invece, in quelle quattro mura, in un minimarket di Barriera di Milano, in pochi minuti era accaduto l’evento più terribile che possa subire una bambina. La violenza sessuale. A stuprare l’undicenne, sarebbe stato il negoziante. Un uomo di origini bengalesi che quel pomeriggio era solo, e che sarebbe stato sicuro del silenzio della vittima.
Oggi, in tribunale, si apre davanti al gup l’udienza preliminare di un processo in cui il pm Mario Bendoni accusa il titolare del minimarket di violenza sessuale aggravata nei confronti della bambina.
Il fatto è accaduto nel 2017. L’inchiesta (rallentata per alcuni mesi dallo stop dovuto al Covid) è nata dopo che la ragazzina, tornata a casa in lacrime, aveva raccontato tutto al padre. L’uomo, che vive a pochi metri dalla bottega, si era precipitato dal negoziante subito dopo il fatto e lo aveva affrontato. Gli aveva tirato un pugno sul marciapiede, davanti all’ingresso. La bambina aveva raccontato al papà che il titolare della bottega di alimentari l’aveva, con una scusa, attirata nel retro. L’aveva spinta contro uno scaffale, spogliata e toccata, poi violentata. Il racconto della piccola è stato attentamente vagliato e verificato ed è stato considerato pienamente attendibile dal pm, che ha raccolto le prove - tra cui il filmato di una telecamera - per poi chiedere il rinvio a giudizio dell’imputato.
La bambina è stata valutata anche dal punto di vista psichico, e non vi sarebbero dubbi che fosse capace di intendere e di volere, e di riferire in maniera oggettiva i fatti. Gli inquirenti avevano, dopo la denuncia, immediatamente acquisito le immagini della videocamera del negozio, dove si vede, parzialmente, l’aggressione. Il padre della vittima non avrebbe mai immaginato che alla figlia potesse accadere una cosa del genere. Conosceva il negoziante, e, abitando vicino al minimarket, era abituato a fare acquisti lì. Il pomeriggio dello stupro, l’uomo aveva chiesto alla figlia di scendere e comprare un pacco di uova per la cena. La bambina era andata volentieri. Dopo pochi minuti era uscita in lacrime, terrorizzata. Aveva subito riferito tutto al papà, che si era scagliato contro l’imputato, urlando contro di lui e tirandogli un pugno. Il negoziante, assistito dall’avvocato Andrea Professione, ha sempre negato tutto e continua a respingere ogni addebito.
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