«Le mucche non mangiano né asfalto né cemento». «Tuteliamo i nostri prodotti tipici». «Basta consumo del suolo fertile». «Le coltivazioni abbassano la CO2». Ma soprattutto «Non distruggete la nostra terra». In modo pacifico, ieri mattina, una cinquantina di agricoltori ha manifestato contro il progetto della variante 460, la Lombardore-Rivarossa-Front. Il motivo? Il tracciato danneggerebbe una trentina di campi agricoli - a mais, grano e foraggio - che sarebbero espropriati. Con gravi ricadute sulla filiera, visto che si parla di un centinaio di addetti e delle loro famiglie, in maniera diretta. E quasi altrettanti indirettamente.
Anche perché verrebbero messi in discussione anche i 1.500 bovini che producono soprattutto latte per i caseifici canavesani. Per questo motivo, con il supporto di Coldiretti Torino, gli agricoltori chiedono la modifica del progetto. Soprattutto visto che l’opera è stata finanziata dal governo attraverso il Fondo di Coesione e Sviluppo e la progettazione è a cura della Città metropolitana, con affidamento dalla Regione Piemonte. Ieri i trattori - molti dei quali con la bandiera gialla di “Coldiretti” - hanno sfilato lungo la “460”, nel tratto compreso fra Lombardore e Feletto, scortati da carabinieri e polizia locale, causando lievi disagi al traffico veicolare.
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Gli agricoltori sono sul piede di guerra perché, dopo aver dovuto ripartire e rilanciarsi dopo il primo lockdown, ora devono fare i conti con il consumo del suolo fertile, spazzato via per opere viarie, campi fotovoltaici - quello di Rivarossa - industrie, urbanizzazioni. Ponendo fine, in alcuni casi, ad aziende agricole che si tramandano da generazioni. «Non siamo contro la nuova strada ma chiediamo di cambiare il tracciato - spiega Sergio Barone, presidente Coldiretti Torino - Nella lunga storia di questa opera, concepita oltre 20 anni fa, la Città metropolitana e la Regione non hanno mai tenuto in considerazione le ragioni dell’agricoltura. Il progetto è andato avanti come se gli agricoltori, prossimi espropriati, non esistessero. Quel tracciato è vecchio».
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