Delle piazze, dei giardini pensili e degli alloggi disegnati sui rendering non c’è traccia. E l’ex Osi-Ghia, dieci anni dopo, si presenta come era allora. Forse peggio. Trasformata. Ma in una casa dei fantasmi spinti qui dentro dalla miseria e dall’ingegno che possono portare ad architettare un’alternativa alla classica vita da clochard, e spingere gli “invisibili” a lasciare le gallerie del centro, dove la polizia controlla di più.
L’ingresso è in via Agostino da Montefeltro: una fessura di venti centimetri tra due ante scorrevoli d’acciaio chiuse con catena e lucchetto. Si entra accovacciandosi, ruotando la testa, con il mento schiacciato sulla spalla. Da un lato stanze vuote con bottiglie di birra, scritte sui muri, siringhe. Dall’altro una scala che conduce al piano di sopra, agli ex uffici diventati monolocali, luoghi (abbastanza) sicuri per addormentarsi lasciandosi cullare dalle pagine di un giornaletto porno di cui sono state tappezzate le pareti.
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A mezzogiorno, l’inquilino non c’è. Un ragazzo del coworking di fronte dice che «escono tutti presto, non li vede mai nessuno». E la conferma arriva dal braciere spento, ma ancora tiepido, che serve a scaldarsi e a cucinare in un’altra ala della grande fabbrica che ha legato il suo nome alla storia del design automobilistico. Chi vive a due passi dall’ex fabbrica abbandonata continua ad aspettare il giorno in cui le ruspe prenderanno piede al fondo di via Agostino da Montefeltro. Al momento, però, solo utopia. Rimane il presente, un presente fatto di problemi. Giorno e notte decine di disperati fanno avanti e indietro da quel vecchio rudere industriale che a tanti fa paura. Dall’altro lato il Rock City, prima discoteca poi palestra. Stabilimenti morti, almeno dal punto di vista industriale, e rinati per ospitare la paura. Qui una ex ballerina di danza è stata fatta prigioniera e stuprata per mesi da un aguzzino. Poi arrestato. E prima ancora uno straniero di 37 anni era stato salvato dalla polizia. Rapinato e seviziato per una notte intera da una gang di marocchini ubriachi. Gli ingressi non mancano. Uno vicino alla ferrovia, uno all’altezza del portone centrale dove alle 7 del mattino cominciano a uscire i primi invisibili. Zaino in spalla, si incamminano verso corso Dante. Per gli estranei il consiglio è quello di starne alla larga.
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