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29 Giugno 2022 - 07:31
Sedici anni di condanna per il figlio che uccise l’anziana madre con 23 coltellate a San Benigno Canavese. La Corte d’Assise del tribunale di Ivrea ha condannato, ieri pomeriggio, Renato Vecchia, 45 anni di Castellamonte, per l’assassinio della madre, Ermanna Pedrini, 64 anni di San Benigno Canavese avvenuto il 15 ottobre del 2020. I giudici gli hanno riconosciuto tutte le attenuanti generiche compresa quella della parziale infermità mentale al momento dei fatti escludendo, inoltre, l’aggravante contestata della crudeltà.
Il pubblico ministero Alessandro Gallo della Procura di Ivrea aveva, invece, chiesto 24 anni di pena. Alle parti civili, ovvero i figli dell’assassino nonché nipoti della vittima, rappresentati dall’avvocato Marco Stabile sono stati riconosciuti 30mila euro di risarcimento provvisionale cadauno. L’omicidio si era consumato nella serata del 15, Vecchia aveva lasciato la madre in un lago di sangue dopo averle inferto 23 coltellate con un coltello da cucina trovato in casa, abbandonando il corpo esanime al piano terra della villetta dove abitava a San Benigno e dove svolgeva la professione di parrucchiera. Il giorno seguente a trovarla in quelle condizioni erano stati alcuni parenti che non avendo più notizie di lei si erano recati alla sua residenza. Vecchia non c’era più, ma la sua latitanza è durò poco. Tutti in famiglia sapevano delle liti tra madre e figlio, i carabinieri erano riusciti a rintracciarlo subito grazie alla traccia gps dell’auto. Si trovava a Pont Canavese da un amico dove, raggiunto dai militari nel pomeriggio del 16 ottobre, si è consegnato senza opporre resistenza. L’uomo era già seguito presso una casa di cura, Villa Turina di Castellamonte, ma da qualche tempo viveva a casa con la madre nonostante le liti. Nel corso delle indagini, la psichiatra forense Patrizia De Rosa aveva certificato che l’uomo era solo parzialmente incapace e gli è stata riconosciuta la semi infermità mentale. Il movente dell’omicidio sarebbe stata una questione di denaro, denaro che l’assassino chiedeva costantemente alla madre, la discussione tra la donna e il figlio era diventata una lite innescando la furia omicida del Vecchia. Quest’ultimo sconterà la pena al presidio neuropsichiatrico del “Fatebenefratelli” di San Maurizio Canavese dove si trova dal giorno dell’arresto.
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