La Crocetta è stata lo sfondo di un incredibile evento criminale del 1922, un fatto di cronaca che sembra tratto da un romanzo o da un film d’azione. Lo “sfondo” di questa vicenda appassionante era un anonimo vagone del treno più famoso del mondo: l’Orient Express. Il protagonista era un Arsenio Lupin imprendibile, dal talento multiforme, capace di cambiare identità e paese con poco sforzo; un ladro che era anche una spia, un avventuriero internazionale che aveva una delle sue basi a Torino, in via Genovesi 9.
Quest’uomo si chiamava Mario Aimaretti, che con il falso nome Mario Algeri si spacciava per un commesso viaggiatore in Francia. Ricercato a Parigi, ripiegò in Italia e progettò un colpo davvero sorprendente. Si trasferì a Venezia e si fece assumere nello staff dell’Orient Express. Sapeva che un grande carico di rubli-oro era destinato ad una banca di Parigi; si guadagnò la fiducia degli addetti alla sicurezza, ottenne le chiavi del vago ne nel quale viaggiava l’oro. Così, giunto il mitico Orient Express nella capitale francese, la gendarmerie si occupò di prelevare il tesoro; con immensa sorpresa, la polizia parigina constatò che nelle cassette c’erano delle misere formelle di carbone. 75 chili d’oro (!) erano spariti. Volatilizzati.
Il ladro fu scoperto quando il brigadiere Delaugeres “pizzicò” la sua amante, Margherita Lagrange, in possesso di una cospicua somma di rubli-oro. Venne così a sapere di Aimaretti, lo scaltro agente segreto e ladro ed ex ciclista, ricercato da mezza Europa. Viveva in quei giorni a Milano, con la falsa identità di Mario Algeri. E la sua famiglia? Abitava a Torino, in un appartamento di via Genovesi che fu rapidamente setacciato dalla polizia. La perquisizione della casa non portò a nulla, ma forti sospetti ricadevano sulla sorella Ines, che ultimamente spendeva e spandeva con una facilità sorprendente.
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Le indagini, condotte dal commissario cavalier Rossi, portarono all’arresto di una ricettatrice, commerciante in oro, residente sempre alla Crocetta, questa volta in via Morosini. Nel suo appartamento, con non poca sorpresa, il 20 aprile 1923 la polizia trovò 869 monete d’oro, per lo più rubli russi, ma anche lire turche e valuta tedesca… tutte sottratte sull’Orient Express. Condotta in questura, la ricettatrice Gabriella Sona candidamente confessò di aver creduto che quelle monete fossero state sottratte ai bolscevichi russi.
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