Dopo 164 anni, la linea ferroviaria Torino-Chivasso Ivrea-Aosta si rifà il look grazie ai fondi destinati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: serviranno ad elettrificare i 66 chilometri che da Ivrea portano al capoluogo valdostano. L’ufficializzazione del progetto è arrivata da Giancarlo Cancelleri, sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile, che ha sottolineato come il progetto porterà ad un «miglioramento prestazionale della linea anche grazie alla possibilità di prevedere materiale rotabile più performante, ottenendo inoltre benefici ambientali derivanti dall’eliminazione della trazione diesel».
L’opera ha un costo complessivo di 110 milioni di euro e prevede l’elettrificazione degli esistenti 66 chilometri di linea a semplice binario tra le stazioni di Ivrea ed Aosta, con realizzazione di tre nuove sottostazioni elettriche nelle aree ferroviarie di Aosta, Chatillon e Donnas. Sono previsti interventi alle gallerie esistenti e alle stazioni, a partire da quelle a monte di Ivrea, dove il ritorno del pantografo sulle motrici porterà a lunghi lavori di ampliamento della sagoma, all’ab - bassamento del piano di ferro e al rifacimento di alcuni cavalcaferrovia per consentire l’installazione della linea di contatto. Un piano molto importante che, però, ha già fatto nascere preoccupazioni.
Molti pendolari si sono lamentati per la lunga chiusura dell’intera linea, sostituita da autobus almeno sino al 2026. Altri sostengono che il progetto sia nato con un “peccato originale”, cioè la presenza di un solo binario. Quindi non diminuiranno le attese per lo scambio dei treni, spesso estenuanti. Molti comitati, soprattutto valdostani, parlano di occasione persa per l’integrazione del progetto con la riapertura della linea Aosta-Pré-SaintDidier, chiusa nel 2015. Anche perchè questo ripristino viene rinviato da anni. Recentemente lo stesso presidente della regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz, aveva ricordato l’ultimo stop da parte di Trenitalia a causa del «progetto di fattibilità tecnica ed economica degli interventi per la riapertura, che aveva fatto lievitare i costi da 44 a 53,4 milioni di euro, oltre agli eventuali 6 milioni nel caso in cui ci fosse anche la necessità di smaltire eventuali materiali contenenti amianto».
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Anche dal Piemonte giungono segnalazioni sulla criticità del progetto che non tiene conto delle effettive esigenze dei pendolari. Le proteste sono giunte nuovamente sui banchi della Regione dove il vicepresidente della Commissione Trasporti, Alberto Avetta, ha depositato un’interrogazione «Stiamo parlando di una linea molto utilizzata dai pendolari che, per ragioni di lavoro o di studio, non possono scegliere di spostarsi nelle ormai limitate fasce orarie in cui le carrozze non risultano congestionate all’inverosimile - fa notare il consigliere regionale del Partito democratico - Per la linea valdostana non basta chiamare in causa la Regione Valle d'Aosta in quanto titolare della linea, perché gran parte degli utenti di questa tratta vivono tra canavese e chivassese: non possono essere trattati alla stregua di “piemon - tesi di serie C”. Purtroppo, mentre altre regioni hanno ripristinato il 100% dei servizi ferroviari, in Piemonte ad oggi sono ancora ridotti. La Regione dovrebbe quanto meno chiedere delucidazioni a Trenitalia e pretendere il rispetto di standard dignitosi in quanto a capienza e corretto funzionamento del condizionamento».
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