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Un cavillo frena le assegnazioni e le case popolari restano vuote

Casepopolari
Non si possono assegnare a profughi italiani, perché semplicemente non se ne trovano più, e a causa di un cavillo non possono nemmeno essere destinate a famiglie in graduatoria. È il caso che riguarda alcune case popolari del villaggio di Santa Caterina, nel quartiere Lucento. Si tratta di alloggi costruiti per effetto della legge numero 137 del 4 marzo 1952, da destinare ai profughi italiani (istriani, dalmati, libici). Appartamenti di proprietà della Città di Torino e gestiti da Atc «e per legge, al momento - spiegano da corso Dante -, possono essere destinati unicamente all’assegnazione a profughi italiani».

Per questo motivo non possono essere venduti né possono essere destinati alle normali graduatorie senza una modifica normativa. Del caso si era occupato il consigliere comunale del M5s, Andrea Russi, con un’interpellanza inerente a tentativi di occupazione abusiva tra corso Cincinnato, via Sansovino e via Pirano. Nessuno dei quali sarebbe andato in porto, anche se nel comprensorio lucentino resisterebbero ancora cinque occupazioni già note in prefettura. Come denunciato dagli inquilini stessi, preoccupati che la situazione possa peggiorare.

«Negli scorsi anni - prosegue Atc - , è stato fatto un bando ad hoc, in cerca di profughi italiani, ma non sono pervenute domande. E questo perché evidentemente non ci sono persone con il requisito interessate a fare richiesta per la casa popolare». Il caso del villaggio Santa Caterina è all’attenzione anche della Città di Torino e della Prefettura, le quali hanno avviato tutte le interlocuzioni necessarie per ottenere una modifica legislativa che possa permettere di mettere questi appartamenti a disposizione delle famiglie in graduatoria per la casa popolare.
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