La prima domanda che sorge spontanea leggendo la vicenda di Edmond Lluka è se questa sia davvero Giustizia. Ci sono voluti 15 anni prima di arrivare alla sentenza definitiva per la morte dell’operaio di 33 anni, schiacciato e ucciso da una rulliera del macchinario al quale stava lavorando il 30 agosto del 2007, nella ditta Pmp di Baldissero Canavese. Quindici anni per stabilire che Mauro Patrucco, il suo datore di lavoro, è effettivamente colpevole del reato di omicidio colposo.
Otto anni sono serviti per la sentenza di primo grado al tribunale di Ivrea, conclusa con la condanna a 18 mesi di carcere. Poi ci sono voluti altri quattro anni per la sentenza della Corte d’Appello di Torino, che ha ridotto la condanna a un anno. Tre anni, infine, alla Corte di Cassazione per chiudere definitivamente il processo, confermando la sentenza dell’Appello e respingendo il ricorso presentato dal legale di Patrucco, l’avvocato Renzo Cocchi.
La vicenda risale all’agosto del 2007: Edmond Lluka, nato a Durazzo, 33enne di San Giorgio Canavese, lavorava alla Pmp di Baldissero Canavese, una delle molte aziende siderurgiche della zona. Lluka aveva conseguito la cittadinanza italiana da poco più di un anno, essendo immigrato dall’Albania nel ‘91. Era sposato, con una figlioletta di appena otto mesi (che ora a quasi sedici anni). L’incidente, secondo i referti, di allora è avvenuto intorno alle 15.30 ma ci si è accorti del decesso dopo quasi una mezz’ora dal fatto.
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A provocare lo schiacciamento era stata una rulliera posta nella macchina dove operava la vittima. Secondo l’accusa, i sistemi di allarme e sicurezza (le fotocellule poste sulla macchina) erano stati alterati per migliorare la produzione e ridurre i tempi di lavorazione della macchina di taglio. All ’imputato venivano anche contestate omissioni nell’informazione dei rischi e nella predisposizione di dispositivi adeguati di sicurezza. Non è, quindi, solo l’impegno di ridurre e azzerare le morti sul lavoro che sono una drammatica piaga del nostro Paese. Si tratta, anche, di dare una risposta di Giustizia in tempi ragionevoli alle famiglie e parenti delle vittime che non possono attendere 15 anni come nel caso di cui sopra.
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