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05 Novembre 2022 - 08:15
Ha abusato della figliastra dodicenne del fratello, prima fisicamente e poi perseguitandola con messaggi e foto oscene. Il giudice Stefania Cugge del tribunale di Ivrea ha pronunciato giovedì mattina la sentenza di condanna a sei anni nei confronti di un uomo di 42 anni, residente a Chivasso, difeso dall’avvocato Pio Coda, accusato di violenza sessuale aggravata e molestie. Secondo l’accusa, l’uomo tra il 2016 e il 2018 avrebbe in ben 15 occasioni molestato sessualmente la ragazzina che era la figlia della compagna del fratello.
La vicenda inizia già nel 2015 quando l’imputato si era trasferito a casa del fratello a Chivasso, che conviveva con una donna e con la piccola vittima all’epoca 12enne. Dopo i primi mesi di convivenza, iniziano gli episodi di abusi. Succedeva, in particolare, quando la 12enne rientrava da scuola e gli altri componenti della famiglia erano tutti a lavorare. Tutti tranne l’imputato che fino a quel momento la vittima aveva considerato una sorta di zio acquisito e non certo l’orco che si stava per rivelare. Mentre lei guardava la televisione, per la prima volta, le si è seduto accanto e ha iniziato a palpeggiarla. Lei ha tentato di resistergli, respingendo quelle attenzioni non certo gradite. Purtroppo, al primo episodio ne seguirono molti altri nei due anni di convivenza. Quegli incontri si ripeteranno per una quindicina di volte nell’arco di due anni, fino al 2018.
L’incubo è finito solo quando lo zio, ormai 38enne, nel 2018, è andato via di casa. O così la piccola credeva. Ma un anno dopo, nell’ottobre del 2019, è iniziata una vile forma persecutoria che viene definita come “sexting” e che nasce dalla crasi delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (scrivere messaggi), che consiste nell’invio di messaggi e foto a contenuto sessuale. Non solo, l’imputato si mostrava anche geloso accusando la piccola di avere dei “fidanzatini”. Così la contattava in maniera insistente telefonicamente, pubblicando sui propri social network foto tratte dal profilo di lei. La ragazza lo aveva bloccato e lui ha reagito dicendo che se non lo avesse sbloccato si sarebbe tolto la vita. È a questo punto che sono scattate le denunce, prima per le molestie e poi per la violenza sessuale subita. Solo dopo essersi aperta ai parenti, la vittima ha trovato pace.
Il pubblico ministero Mattia Cravero della Procura della Repubblica di Ivrea al termine della requisitoria aveva chiesto una condanna a sette anni, ma il collegio dei magistrati presieduta dal giudice Cugge ha optato per una pena inferiore, ovvero a sei anni di carcere.
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