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07 Novembre 2022 - 14:46
Morire per 1.200 euro al mese. Questo è quanto guadagna un operaio interinale come era il 41enne Mustapha El Miski, che ieri ha perso la vita rimanendo schiacciato sotto due tonnellate di acciaio alla Alessio Tubi di La Loggia. L’ennesimo infortunio mortale sul lavoro, l’ennesima vita persa guadagnandosi uno stipendio per mantenere se stessi e la propria famiglia. Proprio come faceva Mustapha, marocchino residente con moglie e due figlie in Barriera di Milano, che ieri mattina, come ogni giorno negli ultimi sei mesi, ha attraversato la città per andare fino in strada Nizza a La Loggia, la principale arteria cittadina.
Proprio all’ingresso del paese, di fronte al Gigante, c’è il grande stabilimento della Alessio Tubi: oltre 370mila metri quadri in cui, dagli anni ‘60, vengono prodotti tubi saldati in acciaio al carbonio. Qui aveva trovato un posto Mustapha: operaio interinale, una mansione che di solito garantisce uno stipendio tra i 1.200 e i 1.400 euro al mese, con il problema di essere un lavoratore “a scadenza” e la continua speranza che quella scadenza venga di volta in volta procrastinata.
Cosa sia successo di preciso ieri mattina, lo dovranno stabilire gli ispettori dello Spresal. Quello che emerge dai primi accertamenti è che il 41enne si trovava nei pressi di un carro ponte - è da chiarire se lo stesse manovrando lui stesso o un collega - che stava spostando un “pacchetto” di tubi in acciaio dal peso di circa 2 tonnellate. All’improvviso il pesante carico si è abbattuto a terra, schiacciando l’operaio che nulla ha potuto fare per evitare quella valanga di acciaio. La gravità dell’incidente, purtroppo, è apparsa a tutti chiara fin dai primi istanti ma solo dopo parecchio tempo, quando i vigili del fuoco sono finalmente riusciti a sollevare i tubi e ad estrarlo da lì sotto, si è potuto dichiarare con certezza il suo decesso. Sul posto sono intervenuti i mezzi del 118, con l’elisoccorso poi ripartito purtroppo vuoto, i vigili del fuoco dai distaccamenti di Lingotto e Carmagnola e con la squadra specializzata in ricerche sotto macerie del comando provinciale di Torino, i carabinieri della compagnia di Moncalieri e gli ispettori dello Spresal dell’Asl To5, a cui toccherà fare luce sulle cause dell’accaduto. In particolare, per individuare eventuali responsabili, bisognerà chiarire se tutte le misure di sicurezza siano state rispettate e se il carico si sia sganciato per un errore umano o per un cedimento.
Ieri, nessun commento ufficiale è arrivato dalla Alessio Tubi. A parlare sono stati invece i sindacalisti, tra cui Gianni Mannori, responsabile Fiom: «All’interno dell’azienda vengono movimentati tubi di 10 metri di lunghezza, raccolti in blocchi di 12. Se una cinghia cede perché montata male o in “precarietà di sicurezza” e qualcuno vi lavora sotto, come è successo in questo caso, è probabile che accadano fatti di tale gravità. L’operaio rimasto vittima dell’incidente di oggi (ieri, ndr) lavorava nell’azienda da poco, con un contratto interinale, magari con la paura di non ottenere un rinnovo. La precarietà contrattuale unita a un eccesso di produzione, alla fretta di eseguire il lavoro, le problematiche connesse alla sicurezza rischiano di trasformarsi in uno stillicidio continuo».
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