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L'allarme

SOS agricoltura: fondi a rischio per 40mila imprese

L’Agenzia regionale Arpea eroga oltre mezzo miliardo l’anno. Ma non ha abbastanza dipendenti

SOS Frutta

Nell’ente regionale ci sono pochi funzionari e circa 40mila agricoltori rischiano di rimanere senza i fondi in arrivo dall’Unione europea. Una causa e un effetto che sembrano non c’entrare nulla l’una con l’altra. Invece sono estremamente collegati e potrebbero concretizzarsi se Arpea non assumerà a raffica nei prossimi mesi.

Il forziere agricolo

Per comprendere il problema, bisogna capire che cosa sia Arpea: è l’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, nata nel 2009 per gestire i versamenti di fondi ai contadini del Piemonte. Un enorme “forziere”, che gestisce i contributi europei, statali e regionali: per capire la mole di denaro interessata, basti sapere che nel 2022 Arpea ha versato 663 milioni di euro. E nel 2023 ha già superato quota 162 milioni.

I beneficiari sono circa 40mila imprese agricole piemontesi che, da un anno all’altro, presentano una domanda di contributo: «Il fondo che eroga il grosso delle risorse, il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (Feaga), si basa su domande annuali che gli imprenditori presentano entro il 15 maggio - entra nel merito Andrea Arrigucci, responsabile dell’ufficio Recupero Debiti e Affari Giuridici di Arpea - Si tratta di 300-400 milioni per 40mila aziende, che noi siamo obbligati a versare entro il 30 giugno dell’anno successivo».

Allarme personale

La mole di pratiche, quindi, è imponente. Ma il personale è un problema: «Oggi siamo 51 unità a fronte delle 66 indicate nel 2009 quando è stata costituita l’Agenzia - calcola il direttore, Angelo Marengo - una mancanza che Corte dei Conti e Ministero ci hanno segnalato più volte in passato. Con questa carenza di personale è ovvio che facciamo fatica a svolgere le nostre attività, comprese quelle di controllo e recupero». 

Con questa carenza di personale è ovvio che facciamo fatica a svolgere le nostre attività, comprese quelle di controllo e recupero

Angelo Marengo, direttore di Arpea


Come si risolve? «Abbiamo avviato un piano di assunzioni per raggiungere la quota organica prevista dall’ultimo aggiornamento, che tiene conto dell’aumento delle competenze di Arpea: ora dobbiamo arrivare a 84 persone, quindi ce ne mancano 33». Un obiettivo ambizioso ma fondamentale per l’ente. Ma soprattutto per chi beneficia dei contributi che eroga, quei circa 40mila agricoltori: «Entro il 15 ottobre dobbiamo presentare il dossier di candidatura per il riconoscimento di una parte importante dei contributi che l’Unione europea destina al mondo agricolo: per ottenerlo, dobbiamo dimostrare al Ministero che abbiamo superato questa carenza di personale».
Marengo non nasconde la sua preoccupazione: «Siamo all’ultima spiaggia: se non assumiamo, non otteniamo l’accreditamento. E quindi una regione agricola come il Piemonte rischierebbe di rimanere senza quei fondi»

Siamo all’ultima spiaggia: se non assumiamo, non otteniamo l’accreditamento. E quindi una regione agricola come il Piemonte rischierebbe di rimanere senza quei fondi

Per sempre? «No, arriverebbero da Roma. Ma con tempi molto più lunghi e con un impatto importante sulle aziende agricole, anche perché la nostra Regione anticipa i fondi stanziati dall’Unione europea».
Ad attendere quei soldi ci sono imprese agricole che hanno bisogno di quei contributi per progetti e attività: «Grazie ai nostri finanziamenti qualcuno vive e chiude il cerchio ogni anno: sarebbe un oggettivo smacco per il Piemonte se non riuscissimo a pagare».

La difficoltà nei controlli

«Siamo preoccupati anche noi di fare i controlli e recuperare i soldi versati a chi non li doveva ricevere».
Angelo Marengo, direttore dell’Agenzia regionale Arpea, non si nasconde. E sostanzialmente dà ragione a Quirino Lorelli, procuratore della Corte dei Conti di Torino: «Arpea eroga centinaia di milioni a decine di migliaia di soggetti ed è impossibile che siano tutti corretti - spiegava il magistrato - su TorinoCronaca due mesi fa - Eppure non riceviamo segnalazioni».

Secondo il procuratore contabile, servirebbero maggiore attenzione e verifiche puntuali: «Una volta si lavorava una pratica alla volta e i fondi arrivavano a pioggia, praticamente a tutti quelli che avevano il titolo di agricoltore - riflette Andrea Arrigucci, responsabile del servizio Affari Giuridici e Recupero Debiti di Arpea - Oggi è impossibile con 40mila aziende. Il sistema di controllo funziona solo se si basa su di un incrocio di dati a livello informatico».
Come lavora l’Agenzia per evitare versamenti illegittimi? «Ci rapportiamo con Guardia di finanza, carabinieri forestali e altri organismi di controllo: quando ci segnalano irregolarità, partiamo con il recupero. Ogni anno sono un migliaio di casi per mezzo milione l’anno. Ma nel 2022 ne abbiamo segnalati solo dieci alla Corte dei Conti perché le altre non erano frodi ma semplici irregolarità. E quasi sempre i pagamenti scorretti vengono compensati l’anno dopo».
Quindi il recupero non é un problema? «Diciamo che lo è ma è sotto controllo: il procuratore ha ragione a dire che segnaliamo poco. Per trovare più irregolarità dovremmo essere di più».

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