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La sentenza

Condannato l'85enne che ha ucciso moglie, figlio e vicini di casa

Renzo Tarabella aveva commesso la strage tra il 10 e l'11 aprile 2021 a Rivarolo Canavese

Stermina la famiglia e i vicini: «Me l'ha chiesto mia moglie»

Renzo Tarabella in tribunale a Ivrea

Quella notte tra il 10 e l'11 aprile 2021 Renzo Tarabella uccise quattro persone. E oggi, a distanza di due anni e mezzo dalla strage, l'85enne di Rivarolo Canavese è stato condannato a 23 anni e 8 mesi di carcere.

Quel giorno sparò al figlio disabile Wilson, alla moglie Maria Grazia Valovatto e ai coniugi Dighera, i vicini di casa. Una dinamica sostanzialmente confermata anche dall'assassino, che prima ha ha ucciso il figlio e poi la moglie. Dopo qualche ora, è stato il turno dei vicini: «Io e mia moglie eravamo stufi ed eravamo d'accordo a farla finita. Ne avevamo parlato anche nei giorni prima» aveva spiegato durante l'udienza del mese scorso, quando aveva parlato per la prima volta davanti ai giudici della Corte d'Assise di Ivrea. Tarabella ha spiegato anche quello che aveva fatto al vicino di casa, Osvaldo Dighera: «Ha dato dell'handicappato a mio figlio e io mi sono risentito: a quel punto ho sparato anche a lui» ha raccontato l'imputato. Poi è arrivata la moglie Liliana, uccisa anche lei con un colpo di pistola. Solo all'arrivo dei carabinieri l'85enne ha tentato di togliersi la vita ma il colpo che si è sparato al volto non ha leso organi vitali. 

Nell'udienza di oggi è stata nuovamente ascoltata la a psichiatra Patrizia De Rosa, perito che aveva “visitato” l’assassino nel 2021. La psichiatra è stata chiamata per chiarire se il killer fosse in grado di intendere e di volere al momento dei quattro delitti: «E' chiaro che ci fosse un progetto ma non posso escludere una diminuzione della capacità al momento dell'omicidio dei familiari. Invece lo escludo per quanto riguardi i vicini, visto che li ha aspettati per ore. E poi, nonostante abbia tentato di uccidersi, diceva: "Tanto io non vado in galera"».

Per questo il pubblico ministero Lea Lamonaca aveva chiesto per Tarabella la condanna all'ergastolo, richiesta sottoscritta anche l'avvocato di parte civile, Sergio Bersano: lui ha chiesto un risarcimento di 800mila euro per la figlia dei Dighera e di altri 300mila per la nipote. Di tutt'altra posizione la legale che difende l'imputato, Flavia Pivano: per lei era chiaro come Tarabella avesse un vizio di mente e quindi non fosse in grado di intendere e di volere al momento della strage.

La Corte ha poi deciso per la condanna a 23 anni e 4 mesi e ha stabilito un risarcimento immediatamente esecutivo di 150mila euro complessivi per nipote e figlia dei Dighera, che dopo la lettura della sentenza è scoppiata a piangere.

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