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Il processo

«Mamma mi ha dato del fannullone e l'ho uccisa». E la sorella conferma nella videochiamata WhatsApp

Botta e risposta fra Torino e il Pakistan dopo l'omicidio di Pinerolo

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Ahmad Imran parla per ultimo, dopo il fratello, il padre e la sorella, chiamata in Pakistan via WhatsApp. Tutti hanno confermato che il 23enne ha ucciso la madre a martellate, come già accertato da vigili e carabinieri che erano arrivati per primi sul luogo del delitto. Poi anche l’accusato ha ammesso tutto: «Ero nella mia stanza e stavo guardando video cose a caso su YouTube. La mamma mi ha detto: “Vai a cercarti un lavoro invece di stare sempre al cellulare”. Non ho capito più niente». Poi aggiunge: «Ricordo di essere andato a prendere il martello sul balcone e anche mia sorella che mi urlava di lasciar stare la mamma. Ricordo poco altro, vedevo tutto nero davanti agli occhi».

Questa mattina è entrato nel vivo il processo per per l’omicidio di Rubina Kousar, 45enne pakistana residente a Pinerolo: l’imputato è il figlio che, lo scorso 5 marzo, ha colpito cinque volte la donna con un martello. E’ successo tutto intorno alle 9.30 in via Sommeiller, nel centro storico della città, nella casa dove madre e figlio vivevano insieme al padre e alla sorella 17enne.

Alì Asghar e Laiba sono stati i primi a chiamare i soccorsi e ad accusare Ahmad Imran, finito in carcere dal giorno stesso del delitto. Ora è cominciato il processo a carico del 23enne di origine pakistana, dichiarato «capace di intendere di volere e privo di vizi di mente» dallo psichiatra Maurizio Desana, perito che ha giudicato lo stato mentale dell’imputato durante l’incidente probatorio (quindi prima che iniziasse il processo vero e proprio).

Ora la legale del giovane, l’avvocato Simona Bertrand, ha chiesto di integrare la perizia psichiatrica o di effettuarne una nuova: la presidente della Corte d’Assise, Alessandra Salvadori, si è riservata la decisione in vista della prossima udienza. Nel frattempo la giudice ha applicato una nuova norma sugli interrogatori in videoconferenza, inserito nella riforma Cartabia, per ascoltare la testimone chiave del delitto. Che è anche l’unica ad aver assistito, la giovanissima Laiba: la17enne, ancora sconvolta per quello che è successo e quello che ha visto, è tornata in Pakistan, vive in un piccolo villaggio e non ha intenzione di rientrare in Italia.


Per questo, durante l’udienza di ieri, la giudice ha usato il suo cellulare e l’ha videochiamata via WhatsApp: «Non è che mio fratello facesse stranezze vere e proprie ma passava tutto il tempo sul divano al telefonino» ha spiegato la ragazza con l’aiuto di una traduttrice, che ha confermato di aver visto Ahmad Imran uccidere la madre a martellate.

Il papà ha aggiunto che suo figlio era diventato taciturno negli ultimi tempi e che aveva litigato con lui un paio di giorni prima, come raccontato anche da un altro fratello che all’epoca dei fatti si trovava ancora in Pakistan (dove la mamma è stata sepolta dopo l’omicidio).

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