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LA TRAGEDIA

Baby calciatore di 12 anni viene dimesso dall'ospedale di Chivasso e muore poche ore dopo

L'addio della mamma: «Ovunque sarai, ovunque sarò, in ogni gesto io ti cercherò. Vita mia sarai per sempre dentro di me»

andrea vincenzi

Andrea Vincenzi giocava negli esordienti del Gassino San Raffaele

Era stato dimesso dal pronto soccorso di Chivasso poche ore prima. Un sospiro di sollievo per i suoi genitori, ma una volta a casa le sue condizioni sono peggiorate all'improvviso. La telefonata al 118, un trasferimento disperato al Regina Margherita dove i medici non hanno potuto fare nulla per lui. Andrea Vincenzi è morto così, a 12 anni appena, strappato all'amore dei genitori da un momento all'altro, una morte improvvisa senza un perché.

Andrea viveva a Castiglione Torinese ed era un baby calciatore. Era il portiere degli esordienti del Gassino San Raffaele, era uno sportivo ma negli ultimi giorni aveva cominciato a sentirsi poco bene. Secondo quanto filtra dagli ambienti investigativi, il bambino sarebbe andato al pronto soccorso di Chivasso già lunedì, due volte. Le sue condizioni non erano migliorate tanto che mercoledì mattina i genitori lo avevano portato di nuovo al pronto soccorso dell'ospedale di Chivasso. Da qui era stato dimesso nel pomeriggio con una sospetta polmonite ma, una volta tornato a casa, i sintomi con il passare delle ore si sono fatti sempre più pesanti.

Ecco quindi la telefonata al 118. I sanitari si sono subito accorti che la situazione era grave: il bambino è stato quindi caricato su un'ambulanza che a sirene spiegate ha attraversato tutta Torino. Una corsa disperata verso il Regina Margherita, nella speranza che lì si potesse fare qualcosa. Ma le sue condizioni erano ormai troppo gravi e, all'incirca un'ora dopo il suo arrivo all'ospedale pediatrico, poco prima di mezzanotte, il suo cuore si è fermato per sempre.

I medici del Regina Margherita hanno disposto l'esame necroscopico sulla salma. E' scontata l'apertura di un'inchiesta da parte della procura di Torino che disporrà l'autopsia per accertare le cause della morte del ragazzo e, soprattutto, se qualcuno ha sbagliato. Le domande, inutile dirlo, sono soprattutto due: Andrea doveva davvero essere dimesso? E, in caso contrario, poteva essere salvato?

I genitori di Andrea, comprensibilmente, si sono chiusi nel loro dolore. Mamma Valeria, però, ha affidato a Facebook un commovente messaggio di addio: «Ovunque sarai, ovunque sarò, in ogni gesto io ti cercherò... Se non ci sarai, io lo capirò e nel silenzio io ti ascolterò ❤️❤️❤️ Adesso para tutti i palloni che ti manderò su in cielo super Vince. Vita mia sarai per sempre dentro di me».

I primi ad annunciare la sua morte, sempre con un post su Facebook, sono stati i dirigenti della sua squadra: «La tragedia - scrivono dal Gassino San Raffaele - ci ha colpiti profondamente lasciando in tutti noi un profondo dolore e sgomento».

Immediati i messaggi di cordoglio alla famiglia da chi è rimasto colpito dalla tragedia e da chi conosceva il bambino, come Gianluigi De Martino: «E poi tutto quanto assume un senso che non avevamo previsto: le marachelle della Juve, il campo infangato, il rinvio della partita, la sconfitta del sabato, il ritardo alla riunione. Tutte, all'apparenza, grandi cose da affrontare e superare, ma poi... Ma poi nel cuore della notte squilla il telefono e senti la voce rotta dal pianto del tuo DG che ti sussurra: è morto. Il brivido parte, sì, ma raggiunge il cuore spaccandolo quando il nome è quello di un bambino. Un bambino che giocava fino a qualche "attimo" prima a difesa di un porta che amava tanto quanto quel pallone che ci legava nella passione condivisa: lui con il sogno di diventare calciatore, io con la speranza di riuscire a fargli realizzare, un giorno, quel sogno. Andrea. Il pensiero corre forte a quel sorriso timido, ma sempre acceso sul suo viso. E corre alla mamma Valeria e al papà Roberto ed al dolore tanto immenso che in questo momento devono provare, tanto grande e rumoroso da rendere silenzioso tutto il resto del mondo. A 12 anni Andrea doveva ancora correre sul prato insieme ai suoi compagni di squadra che stringerò uno ad uno perché so cosa voglia dire perdere un compagno di gioco e, soprattutto, un amico. Ma ora è il momento delle lacrime. Ora è il momento del dolore. Andrea, continuerai a giocare con noi, tutti i giorni. È una promessa».

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