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Il retroscena
06 Aprile 2024 - 07:10
Roberto Fantini avrebbe dovuto vigilare sulle regolarità degli appalti pubblici e invece, secondo l’accusa, prendeva soldi in contanti dalla ‘ndrangheta per far lavorare le aziende legate alle cosche. Invece Salvatore Gallo chiedeva voti in cambio di favori e si faceva pagare pranzi, il cambio gomme, passaggi gratis in autostrada.
I nomi di Fantini e Gallo emergono nelle pieghe dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Torinese, neanche troppo nascosti. Anche perché le loro storie e le loro posizioni fanno rumore: sono abbinati a ruoli di responsabilità nelle costruzioni, nella politica, nella gestione di strutture pubbliche. Come l’autostrada Torino-Bardonecchia, protagonista dell’indagine come la stella polare cui girano attorno appalti, favori e somme di denaro. Grandi ma anche piccole, a sottolineare come la pressione politica non guardi (solo) le cifre ma anche il prestigio e l’influenza. Come avveniva tanti anni fa, prima di Tangentopoli e dell’inchiesta “Mani Pulite” che ha fatto storia a livello nazionale.
Il passato di Gallo, storico esponente del Psi, si radica proprio a quell’epoca. Passato nel Pd, sembra non aver perso un modo di fare che lo aveva già portato al centro di altre inchieste: l’83enne è accusato di estorsione per aver fatto pressioni su un candidato alle elezioni alla Circoscrizione 4 di Torino. Lui e Salvatore Sergi, direttore del personale della Sitaf, avrebbero minacciato di licenziarlo se non avesse fatto campagna elettorale anche per un’altra candidata della “scuderia” di Gallo. Che risponde anche dell’accusa di voto di scambio nei confronti di un altro indagato, Francesco Anello, che gli aveva chiesto un aiuto per sottoporsi rapidamente a un intervento chirurgico: l’83enne lo ha accontentato ma poi ha preteso che Anello trovasse preferenze per Caterina Greco, candidata al Consiglio comunale nel 2021 (poi eletta con il Pd). «Se non mi trovi cinquanta voti ti tolgo il saluto» avrebbe detto Gallo, padre di Raffaele, attuale capogruppo del Partito democratico in Regione (che non è indagato, come Greco).
L’ex socialista è accusato anche di peculato perché si faceva rimborsare spese di ogni tipo dalla Sitalfa, società di cui è stato amministratore delegato e partecipata dalla Sitaf, che gestisce l’autostrada A32. Ha la stessa accusa anche Fantini, subentrato a Gallo al vertice di Sitalfa. E anche componente dell’Organismo regionale per il controllo collaborativo (Orecol), che ha come obiettivo vigilare sugli appalti per conto della Regione Piemonte. Ora perderà questo incarico ma per anni, secondo i magistrati, è stato il «trait d’union» tra Sitaf, Sitalfa e le società dei Pasqua, cioè i boss della cosca di Brandizzo. E’ grazie a lui, secondo l’accusa, che le ‘ndrine si sono infiltrati nella società che si occupa della manutenzione dell’autostrada e del Traforo del Frejus.
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