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Il caso
09 Maggio 2024 - 07:30
Non potevano accettare l’affronto di essere stati allontanati da quel locale da un ragazzo che aveva più o meno la loro età. Per questo hanno organizzato una spedizione punitiva e lo hanno preso a pugni e coltellate, realizzando una scena in stile Arancia Meccanica.
Gli aggressori sono quattro ragazzi giovanissimi, di cui due sono stati rinviati a giudizio immediato in questi giorni e finiranno a processo tra una settimana esatta (assistiti dagli avvocati Giacomo Bergesio e Monica Muci). Sono i più “vecchi” del gruppo e oggi hanno 21 anni. Gli altri due ne hanno 20 e 18, erano minorenni all’epoca dei fatti e per loro sono ancora in corso le indagini da parte della Procura dei minori. Tutti devono rispondere di lesioni personali pluriaggravate dall’utilizzo delle armi, dall’aver agito in più persone e dai futili motivi. In udienza il giovane aggredito, assistito dall’avvocato Carmelo Scialò, si costituirà parte civile.
I fatti risalgono alla vigilia di Natale del 2021 e si sono svolti a Collegno, dove la banda dei quattro ragazzi avrebbe raggiunto la vittima a bordo di un’auto: obiettivo, vendicare l’onta subita qualche settimana prima. Quella di essere cacciati da un locale da quel barista (che ha agito su richiesta del suo titolare).
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il conducente è rimasto a bordo della Fiat 500 L con cui è arrivato il gruppo. Gli altri tre, invece, sono scesi e hanno minacciato il ragazzo, prendendolo per il bavero del giubbotto. Poi sono scattati i pugni al volto e i calci alle gambe. Fino a quando uno, il più giovane della baby gang, ha estratto un coltello e lo avrebbe usato per colpire più volte l’allora 18enne, ormai accasciato sull’asfalto e terrorizzato.
Il decreto che ha disposto il giudizio parla di «numerosi fendenti alla spalla sinistra, alla schiena e alla parte posteriore del collo» che hanno procurato «ferite superficiali da punta e da taglio», oltre a un «trauma cranico» con «frattura dell’osso parietale destro» e alcuni «focolai di emorragia endocranica», poi guariti a distanza di un mese. Tradotto, è stata una tragedia sfiorata: solo per miracolo l’arma non ha raggiunto la carotide. Stesso discorso per le fratture al cranio, che per fortuna hanno provocato molti meno danni di quelli che avrebbero potuto.
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