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La tragedia
11 Maggio 2024 - 14:43
Le foto dei due coniugi pubblicati sui manifesti funebri
Marito e moglie hanno scritto un biglietto con le indicazioni: «Fateci cremare e spargete le ceneri nell’orto». Hanno preso una corda e l’hanno appesa al verricello del montacarichi. Poi hanno infilato il collo ai due estremi di quella stessa corda e hanno azionato l’impianto. Sono morti così, uno accanto all’altro, sollevati a 3 metri da terra. Insieme, come hanno vissuto da oltre 60 anni.
I protagonisti di questa tragedia sono due anziani di Carmagnola, Bernardo Casalis e Camilla Augusta Ferrero. 84 anni lui, 86 lei. Sposati da una vita. E da una vita di casa in quella cascina di vicolo Terni 5, un pugno di case di campagna nel borgo di San Bernardo. E’ lì, in quel casolare a due passi dalla parrocchia, che una vicina si è affacciata e ha notato i due anziani immobili e sollevati da terra. Erano le 16.30 di giovedì: «Ieri non ho dormito perché, se chiudo gli occhi, ho ancora quell’immagine davanti» confessa Luana. E’ stata lei a chiamare il 112 ma per Bernardo e Camilla non c’era già più nulla da fare.
Resta da capire cosa abbia spinto la coppia a un gesto così estremo e tragico, che ricorda da vicino quanto successo a Carmagnola quattro anni fa: era il 6 febbraio 2020 quando tre sorelle si tolsero la vita insieme.
Stavolta, forse, c’entrano le condizioni di salute della signora, casalinga che da anni non camminava più ed era caduta in depressione. Lui, agricoltore in pensione, stava bene: «Era solo molto riservato» dicono tutti quelli che abitano nel borgo. Uno dei vicini ha anche visto il signor Casalis giovedì mattina, mentre tornava dalla spesa. E si sono salutati cordialmente, come sempre.
L’ipotesi dei carabinieri di Carmagnola è che sia stato lui a compiere materialmente i gesti per realizzare il suicidio, studiato nei dettagli. Anche se i due coniugi non avevano mai dato la sensazione di volerla far finita. Neanche al figlio, residente a Savigliano, e ai nipoti che vivono nella stessa cascina di Carmagnola. E che da giovedì pomeriggio si sono chiusi nel dolore: «Marito e moglie lo hanno fatto apposta in un momento in cui sapevano di essere soli» ipotizza Souad, un’altra vicina.
«Mi sembra che sempre più anziani decidano di farla finita per non restare soli o non essere di peso ai familiari». E’ il parere dello psichiatra torinese Enrico Zanalda, presidente della Società italiana di Psichiatria: «Il caso di Carmagnola pare un omicidio-suicidio fatto per misericordia o pietà. Non è infrequente che, in una coppia di anziani, uno dei due sia malato e non vede alternative all’ospedale o alla casa di riposo. E l’altro coniuge teme di restare solo. Così decidono insieme di accelerare il percorso naturale e fare questa sorta di eutanasia». Una scelta lucida, quindi? «Sì, l’hanno meditata a lungo, scegliendo un metodo sicuro. E’ una scelta che lascia attoniti ma loro lo vedono come il male minore e scelgono di condividere l’ultimo viaggio, quasi in modo romantico».
Nel foglio trovato in casa, c’erano solo le disposizioni per i funerali, senza altre indicazioni. Ma gli investigatori sono certi che si sia trattato di un doppio suicidio. Infatti la Procura di Asti, competente per il territorio di Carmagnola, non ha disposto l’autopsia e ha affidato le salme ai familiari dei due anziani. Che verranno sepolti insieme, come hanno vissuto e come sono morti: i funerali sono già fissati per le 9.30 di lunedì, proprio nella vicina chiesa di San Bernardo.
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