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La querelle
24 Maggio 2024 - 15:26
Lear, patto sindacati-lavoratori: «Un nuovo piano per il rilancio»
Una via crucis in cui non sono previsti incentivi, ammortizzatori sociali o naspi. Quasi 400 operai che si vedono negare prospettive concrete per il futuro, perché la manifestazione di interesse arrivata dieci giorni fa al Ministero delle Imprese e del Made in Italy avrebbe la capacità di assorbire solo 100 lavoratori.
Un quadro fosco quello emerso ieri davanti ai cancelli della Lear di Grugliasco. Nel corso dell’assemblea convocata da Rsu e sindacati (presenti Rocco Cutrì per Fim Cisl e Toni Inserra per Fiom Cgil) sono però emerse due date: 12 e 17 giugno.
Mercoledì 12, all’indomani dell’esito delle elezioni regionali, i lavoratori si troveranno sotto al municipio di Torino per rivendicare insieme ai sindacati le richieste di rilancio produttivo e occupazionale a partire dallo stabilimento di Mirafiori. Il 17 giugno, invece, saranno nuovamente a Roma per verificare l’andamento occupazionale e chiedere all’azienda di proseguire nella ricerca di potenziali investitori interessati a rilevare le professionalità di tutti i 398 dipendenti dello stabilimento di corso Allamano.
Di questi, rendono noto Fim, Fiom e Uilm, solo in 3 hanno già trovato un impiego altrove mentre altri 53 sono impegnati nella fase di selezione. Le parole chiave restano quindi outplacement e reindustrializzazione. Un fronte, quest’ultimo, che preoccupa alla luce di rumors - non confermati - che individuerebbero dietro alla manifestazione di interesse pervenuta al Ministero lo stesso “advisor” cui venne affidata la gestione della crisi dell’Embraco di Chieri. Dunque un’impresa del comparto elettromeccanico non esclusivamente legata all’automotive.
Su tutto pesa la crisi del settore che in questa fase prevede un calo di produzione di circa il 40%, da 7mila a 4mila vetture. «Ciò che chiediamo è un impegno concreto alla Regione che in questa fase può e deve farsi interlocutore politico: passate le elezioni avranno 5 anni per intervenire sulla vertenza. Poi l’intervento sugli ammortizzatori sociali, certo, ma anche su corsi di formazione che permettano davvero l’inserimento in altre realtà aziendali».
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