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Pavarolo

Alla scoperta del castello di Pavarolo: un viaggio nel tempo tra storia e arte 

Un emblema storico preservato dalla famiglia Zavattaro Ardizzi in collaborazione con l’ADSI e il comune

Alla scoperta del castello di Pavarolo: un viaggio nel tempo tra storia e arte 

Alla scoperta del castello di Pavarolo: un viaggio nel tempo tra storia e arte 

Imponente ed elegante, il castello di Pavarolo domina il paesaggio rappresentando il vero simbolo del paese.

«Da cento anni la famiglia di mio padre, il generale Guglielmo Zavattaro Ardizzi, è legata al castello da un sentimento di dedizione e appartenenza e, allo stesso tempo, di responsabilità per il patrimonio storico e artistico che oggi rappresenta sul territorio» così spiega Eleonora Zavattaro Ardizzi, discendente della famiglia che nel 1924 acquistò il castello.

I primi documenti raccontano che il Castello di Pavarolo, intorno al 1047, svolgeva una funzione difensiva feudale e di controllo sulla via del sale, grazie alla sua posizione panoramica a 360°. Grazie a importanti lavori di restauro conservativo, sono stati riportati alla luce soffitti a cassettoni dipinti su commissione della famiglia Signorino Balbo, che nel 1260 visse a Pavarolo.

La scoperta ha suscitato l’interesse di uno studio approfondito condotto da Luisa Gentile, esperta di araldica e ricercatrice dell’Archivio di Stato di Torino. I dipinti, datati dalla Sovraintendenza tra il 1350 e il 1360, raffigurano uno stemmario, figure antropomorfe, animali e immagini cortesi come scene di brindisi e innamorati. Ad oggi, sono riconosciuti tra i dipinti meglio conservati di tutto il Piemonte.

Il castello è stato sottoposto, tra il 1700 e la fine del 1800, a significativi lavori di ampliamento strutturale e a interventi decorativi di notevole rilevanza. Nel 1770 fu effettuata un'espansione della struttura, aggiungendo sia la scuderia, sia la costruzione di una doppia scalinata che sovrasta l'antichissimo pozzo, il quale, con i suoi quasi 90 metri di profondità, risulta ancora in uso.

Al piano terreno e al primo piano si trovano decori del tardo '800, commissionati dalla proprietaria Malvina Garnery, figlia del console inglese di Torino, che portò il caratteristico stile neogotico floreale.

«La nostra famiglia  in collaborazione con ADSI, l’Associazione Dimore Storiche Italiane, il comune di Pavarolo e la pro loco locale ha scelto di condividere questo patrimonio privato di importanza collettiva nazionale. Il castello ospita eventi che catturano l’interesse di un turismo di tipo esperienziale, che vive stupore nell’accedere a una ricchezza storica e artistica, esplorando al contempo il tessuto culturale, economico e sociale del paese di Pavarolo, fortemente partecipativo, cui va la nostra riconoscenza», conclude Eleonora Zavattaro Ardizzi.

Dal campanile vista su Baldissero

«Tutti i volontari che operano sul territorio comunale si mettono a disposizione affinché le aperture del castello siano un successo. Occorre pensare a molti aspetti, primo fra tutti alla sicurezza dei visitatori, controllando i flussi di traffico e prevedendo parcheggi e navette. Un lavoro impegnativo che vede la collaborazione dell’amministrazione, della protezione civile e dei carabinieri», spiega la volontaria Paola Vittone.

In occasione della Giornata Nazionale ADSI, che ha coinvolto il Castello di Pavarolo il 26 maggio, tutto il comune si è messo a disposizione: museo e Casa Casorati aperti, giardini accessibili, ristoranti e locali con golose proposte. 

Un tassello fondamentale per aiutare i proprietari di dimore storiche è senza dubbio l’ADSI, la cui sezione Piemonte-Valle d’Aosta è stata costituita nel 1977. « L’associazione nasce proprio con l’ intenzione di fare rete tra i proprietari delle dimore storiche, condividendo così le problematiche connesse al mantenimento, alla ristrutturazione e al loro utilizzo. Personalmente credo che lo scopo di ADSI sia anche la tutela del bello, perché da un lato la bellezza crea comportamenti emulativi virtuosi e dall’altro è risaputo che attenua molto la conflittualità. Occorre anche comprendere che possedere una dimora storica non è solo un privilegio privato, ma è un bene al servizio della collettività». Conclude Teresa Besostri Grimaldi di Bellino, consigliera ADSI.

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