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Rivarolo Canavese

I segreti dei castelli di Rivarolo Canavese: tra intrighi, leggende e fantasmi

Dai Valperga agli Sforza, storie di potere, torture e spettri

I segreti dei castelli di Rivarolo Canavese: tra intrighi, leggende e fantasmi

Il castello di Malgrà

Tra le colline di Rivarolo Canavese sorgono due castelli, testimoni silenziosi di storia, intrighi e leggende. Il primo, noto come il Castellazzo, era situato su un’altura fuori dal paese ed era di proprietà dei conti Valperga. Costruito nel X secolo, l’edificio aveva una forma rettangolare con due torri rotonde. Più che un castello, era una "casa-forte" con spesse mura per difendersi dagli attaccanti. L’entrata, posta al primo piano, era accessibile solo tramite una scala che, in caso di invasione, veniva ritirata. Il Castellazzo fu dimora di feroci signorotti e dei loro "bravi", che trucidavano e torturavano chiunque osasse attraversare la loro strada. Nel 1661, quando divenne residenza di Nicola de’ Medici di Milano, la costruzione fu soprannominata il "castello maledetto". Si narra che chi osasse protestare per le prepotenze del de’ Medici veniva condotto prigioniero nei sotterranei e sottoposto a torture indicibili: mani tagliate, lingue strappate, unghie estirpate. Le donne, invece, erano date alla soldataglia e poi barbaramente uccise. Nel Seicento, gli spagnoli assalirono e danneggiarono gravemente il castello. Poco dopo, i francesi completarono l’opera di distruzione e il Castellazzo cadde in rovina. Sulle sue rovine nacque una dimora privata, che vediamo tutt’oggi.

Il Castellazzo


Bello e ben conservato, il Castello di Malgrà fu costruito dal conte Martino d’Agliè nel 1333, non lontano dal Castellazzo dei Valperga. Il nome Malgrà, secondo alcuni storici, deriva dal fatto che fu edificato contro la volontà del marchese di Monferrato e dei Valperga. Secondo altri, prese semplicemente il nome del sobborgo già indicato come Malgrà. Il castello subì il suo primo assedio da parte delle truppe dei Valperga, che riuscirono ad espugnarlo grazie al tradimento di alcuni uomini all’interno. I Valperga lo tennero fino al 1349, quando con una sentenza del vescovo Visconti furono costretti a cederlo ad Amedeo VI di Savoia, che lo restituì ai San Martino. Come in tutto il Canavese, anche a Rivarolo passarono truppe straniere. Una compagnia di soldati inglesi, capitanata da Robino del Pino, famoso per la sua ferocia, si installò nel castello di Malgrà. La popolazione dovette sottostare ad angherie, razzie di bestiame e furti. Si racconta che un fedele sostenitore dei San Martino tentò di uccidere il feroce capitano, ma fu scoperto, torturato, ucciso e gettato nell’Orco. Dopo qualche tempo, i San Martino riottennero il castello e il paese, ma per poco. Scoppiò la rivolta dei "Tuchini" che sconvolse tutto il Canavese. Quando la rivolta fu sedata, il castello conobbe un secolo di pace e tranquillità. Dal 1532 al 1614, vi furono nuovamente assalti alla rocca e tra leggenda e storia si racconta di efferatezze tra le sue mura: violenze alle donne, orecchie mozzate, altre mutilazioni e torture.


Il castello di Malgrà


La tranquillità definitiva giunse nel Settecento, quando i San Martino vendettero il castello a Carlo Ghia, che nell’Ottocento lo rivendette alla contessa Francesetti. L’attuale aspetto è opera dell’ architetto Alfredo d’Andrade, che lo ripristinò completamente con qualche ottocentesca liberalità d’interpretazione e ricostruzione. Alcuni particolari del Malgrà furono riprodotti nel Borgo Medievale di Torino, realizzato dallo stesso d’Andrade e dall’allievo Carlo Nigra per l’Esposizione generale italiana del 1884. Gli ambienti interni del castello sono ricchi di belle decorazioni, specie i soffitti. È rimasta inoltre una camera appartenente ai Francesetti, arredata con suppellettili e arazzi originali. Al primo piano, un grande salone ornato da un maestoso camino porta le armi di Galeazzo Maria Sforza. Nel 1982, la famiglia Robilant ha venduto il castello al comune di Rivarolo, attuale proprietario, che ha curato importanti restauri conservativi e ha avviato un intenso utilizzo culturale. Il cortile e gli ampi saloni di questo edificio carico di storia sono ormai scenario per mostre e spettacoli.

IL FANTASMA DI ROBINO DEL PINO
Non possiamo dimenticare la figura del fantasma,  elemento imprescindibile ogni volta si parla di castelli. Tra storie di massacri e torture, l'unico vero colpevole risponde al nome dello spietato Robino del Pino. A capo della compagnia di ventura inglese installata nel castello di Malgrà, la tradizione narra che Robino si fosse invaghito di una bella fanciulla del luogo, già promessa sposa. Un giorno, mentre si trovava a passeggiare lungo le rive dell'Orco in compagnia del fidanzato, Robino le riservò ulteriori offese. Questo gesto provocò la reazione del promesso sposo, il quale, però, fu tragicamente ucciso da Robino. Il capitano rapì la ragazza e la sposò con la forza. Dopo qualche tempo, conosciuta un’altra donna, decise di liberarsi della prima moglie e incaricò uno dei suoi uomini di tagliarle la gola. Il malvagio Robino fu perseguitato dal fantasma della fanciulla, che gli appariva tutte le notti con la gola squarciata. Pare che il tormento lo portò al suicidio. Da allora, il fantasma della giovane donna non ha più lasciato il castello e si dice che compare di tanto in tanto con la gola sanguinante.

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