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19 Luglio 2024 - 05:45
Da 40 anni Antonio Lancellotti trasportava i bambini di elementari e medie
Dagli anni ‘80, a Chieri, è sempre stato lui a guidare lo scuolabus che percorre le strade della zona Sud della città. «So già che i miei bimbetti - come chiama i piccoli passeggeri - mi mancheranno. Per questo, ho voluto aspettare la fine dell’anno scolastico, anche quando mi hanno proposto di smettere di lavorare a dicembre».
L’autista Antonio Lancellotti non è più al volante del pulmino giallo del Comune di Chieri e, nei giorni scorsi ha festeggiato la pensione con l’amministrazione e i colleghi dipendenti comunali. «Da poco, avevo iniziato a portare a scuola i figli dei ragazzi che studiavano alle scuole medie quando ho iniziato questo lavoro - racconta - Non ho molta memoria dei nomi, ma ricordavo bene le facce di molti di loro. È stato emozionante vederli alle fermate, non più pronti a salire, ma per salutare i loro bimbi prima che prendessero posto». 62 anni, è originario della Basilicata. «Abitavo a Oppido Lucano, un piccolo paese in provincia di Potenza. Lì non c’erano molte opportunità di lavorare. Mia sorella si era già trasferita a Chieri e, quando avevo quasi 17 anni, anche io ho fatto lo stesso». In città ha conosciuto Giuseppina Leone, che è diventata sua moglie e con cui ha un figlio: Domenico. «Anche lui è stato un mio passeggero - ricorda Lancellotti - Io mi sono sempre occupato delle linee a Sud della città: via Padana Inferiore, strada Buttigliera, via Riva… Lui studiava a Borgo Venezia e, al mattino presto, veniva con me al deposito».
Ripercorre l’autista: «Quando ho iniziato eravamo cinque autisti comunali. Poco alla volta, i colleghi sono andati in pensione e sono rimasto solo più io». Per gestire tutte le linee, infatti, da diversi anni il Comune si affida anche a delle ditte esterne. «Anche lo scuolabus è cambiato. Negli anni ‘80 c’erano pochi posti seduti e i bimbetti viaggiavano in piedi. Soprattutto per quelli delle medie, non avere il posto non era un problema: si tenevano alla sbarra e, per loro, era quasi un gioco». Dal suo sedile ha visto susseguirsi diverse generazioni. «Una volta, i bimbi erano più rumorosi: urlavano, cantavano. Anche adesso chiacchierano molto, ma alcuni hanno il telefonino già da piccolissimi e lo usano prima di arrivare a scuola».
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