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dossier viabilità/3
12 Agosto 2024 - 06:01
La frana caduta sul lato francese del Frejus
Riaprirà o non riaprirà? E soprattutto, quando riaprirà? Se a Torino e in Piemonte gli automobilisti hanno poco da ridere, non è che a chi preferisce i treni vada molto meglio. Soprattutto se si vuole raggiungere la Francia, visto che lo storico traforo del Frejus è destinato a restare chiuso ancora a lungo a causa della frana caduta proprio un anno fa sul versante francese e della nuova galleria, “grazie” ai No Tav e alle solite italiche lentezze, al momento ci sono solo un paio di cantieri più che altro simili a fortini.
Le ultime comunicazioni arrivate dai cugini transalpini non inducono all’ottimismo: «Le cavità instabili scoperte nella zona centrale del pendio si sono rivelate molto più estese del previsto» e «richiederanno ulteriori lavori». Pertanto, nessuna speranza di vedere riaprire il Frejus prima del prossimo anno, sperando che almeno sia la volta buona e poi non arrivi l’ennesimo rinvio visto che dopo aver annunciato la ripartenza prima nel 2023 e poi nel 2024, ora è stato comunicato che la linea potrà «riaprire nel primo trimestre del 2025» ma solo «se non si presenteranno nuovi gravi rischi geologici». Quasi un mettere le mani avanti.
Continui rinvii che adesso hanno fatto perdere la pazienza anche all’Unione Europea, che ha risposto a una lettera con cui il Fai (federazione autotrasportatori italiani) ha chiesto che le autorità francesi diano certezze nei tempi di ripristino della linea. Un portavoce Ue ha infatti ribadito come sia «importante che il collegamento lungo il tunnel del Frejus venga ripristinato il più rapidamente possibile e la Commissione europea sta monitorando attentamente la situazione» anche perché «la chiusura del tunnel ha un impatto significativo sui servizi ferroviari passeggeri e merci tra Italia e Francia». Quanto significativo? Fare una stima è complicato. Solo per Fs si parla di 8 milioni di euro al mese ma per l’import-export è molto, molto di più. Secondo l’Osservatorio territoriale delle infrastrutture del Piemonte, la doppia chiusura Frejus (treni)-Monte Bianco (auto, ne parliamo qui) potrebbe causare un calo del Pil del 5,4% dell’intero Nord Ovest. L’unico paragone con il passato può essere quello della chiusura per tre anni del Monte Bianco dopo il tragico incendio del 1999 che causò un danno economico - calcolato dal nostro governo - di 3 miliardi di euro.
E così sale il rimpianto per quella galleria della Torino-Lione che se fosse stata già operativa avrebbe potuto sostituire al meglio il vetusto tunnel del Frejus. Anche in questo caso però le cose non vanno bene: le ultime notizie parlano di un ulteriore anno di ritardo, con fine dei lavori che slitta dal 2032 al 2033. Tra un ritardo e l’altro, la domanda - amara - sorge spontanea: almeno uno dei due tunnel, prima o poi, aprirà?
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