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Chieri

La falda è inquinata da 20 anni, il progetto di bonifica è tutto da rifare

Le acque contaminate sotto al distributore di benzina Esso di via Bogino

Acque contaminate sotto al distributore di benzina Esso di via Bogino

Acque contaminate sotto al distributore di benzina Esso di via Bogino

Era già chiaro in alcune analisi di più di vent’anni fa: a Chieri, sotto al distributore di benzina Esso di via Bogino, il terreno e le acque sotterranee sono contaminati da composti organici nocivi e idrocarburi. Passati più di due decenni da quando ce ne si è accorti, però, bisogna ancora individuare un progetto di bonifica che metta tutti d’accordo.

L’ultimo proposto dalla EG Italia Spa, in cui è confluita la Esso, nelle scorse settimane non ha ottenuto il via libera dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) né della Città Metropolitana, che hanno chiesto di rivederlo in parte. «Bisogna prima pensare a dei punti di monitoraggio, per controllare gli esiti della bonifica» motiva l’Agenzia, mettendo in luce le presunte mancanze del progetto discusso di recente. Prevede, tra l’altro, di utilizzare sei volte un prodotto che, inserito nel sottosuolo, dovrebbe risolvere la contaminazione da benzina e da gasolio. L’intervento andrebbe di pari passo con l’utilizzo di altre tecnologie, per raggiungere risultati più efficienti. «Anche se permane la necessità di agire celermente, è necessario procedere con adeguate cautele» aggiungono dall’Arpa.

Come è possibile che sia passato così tanto tempo da quando il problema è stato documentato, senza che sia stata trovata una soluzione? «Può succedere, in questo tipo di procedure – fanno sapere dal Comune di Chieri – Sono progetti complessi. A volte, si può procedere con degli interventi che risolvono una parte del problema, ma non tutto. Così poi bisogna ripetere gli interventi o valutarne di nuovi».

Il distributore Esso di via Bogino

Costantino Salza, gestore del distributore, ricorda bene quella volta in cui proprio in via Bogino avevano riscontrato la fuoriuscita di carburante da alcuni serbatoi. «Circa trent’anni fa, otto mesi dopo che avevo rilevato il distributore - racconta -. Il serbatoio forato non era uno di quelli installati e usati da me. In alcuni controlli, poi, qui sotto hanno anche trovato dell’olio combustibile. Io non l’ho mai commercializzato. Potrebbe arrivare da altri edifici o attività del territorio ed essersi concentrato qui per via della forma del sottosuolo. L’inquinamento non dipende dalla mia attività, che rispetta tutti i protocolli».
Adesso il progetto di bonifica andrà aggiornato e sarà di nuovo discusso a novembre, con l’Arpa, la Città Metropolitana, l’Asl e il Comune.

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