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pino torinese
25 Settembre 2024 - 19:38
Ezio Cauda
In quella notte di tempesta in collina, due anni fa, un albero era caduto su via Traforo, tra Pino e Torino. Aveva colpito il taxi guidato da Ezio Cauda e lui era morto sul colpo, schiacciato.
Oggi, per questa tragedia, il Tribunale di Torino ha rinviato a giudizio cinque persone. Sono le due proprietarie del terreno a bordo strada che ospitava l’albero, assistite dagli avvocati Matteo Bonatti e Paola Ciccarelli, e tre funzionari dell’Anas, ente competente per quel tratto di carreggiata, assistiti da Giulio Calosso, Enrico Girardi e Maria Grazia Pellerino. Per tutti loro, l’accusa è omicidio colposo.
Avrebbero potuto o dovuto fare qualcosa per evitare quello che è successo? Secondo la pubblico ministero Patrizia Gambardella, titolare dell’inchiesta, sì. «A meno di un metro dal confine stradale, quell’albero era lievemente inclinato verso la carreggiata» si legge negli atti del Tribunale. Era un pioppo nero, alto più di dieci metri. Gli imputati, prosegue l’accusa, «ne omettevano la rimozione e non adottavano le cautele necessarie per la manutenzione e per prevenire la caduta».
Replica Calosso: «Se l’albero era malato, non era possibile rendersene conto osservandolo dall’esterno. Per questo, sono certo che durante il dibattimento dimostreremo l’infondatezza delle accuse nei confronti degli imputati». La prossima udienza è programmata per il 22 gennaio.
Cauda, noto anche per la sua attività in campo musicale, venne travolto nella notte tra il 6 e il 7 agosto 2022. Pioveva, c’era molto vento e la visibilità era ridotta. Originario di Borgaro, il tassista stava portando a casa una ragazza di Castelnuovo don Bosco, dopo averla fatta salire a bordo a Torino. Viaggiava seduta sul sedile del passeggero e, miracolosamente, è rimasta illesa. Per lui, invece, non c’è stato niente da fare. I sanitari del 118 e i vigili del fuoco sono arrivati in pochi minuti, ma il suo cuore aveva già smesso di battere.
Ora la moglie, i due figli e un cognato della vittima si sono costituiti parte civile. Li assiste l’avvocato Fabio Ghiberti. Anche l’Anas partecipa al processo come responsabile civile. È il soggetto a cui spetta l’eventuale risarcimento dei danni commessi dagli imputati, anche se non è responsabile penalmente dell’illecito. Per ora, la società non rilascia commenti e nei mesi scorsi, ha organizzato a più riprese dei nuovi lavori di manutenzione del verde lungo via Traforo.
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