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la storia

Prigioniera in casa senza il montascale. Ma arriva la bella notizia (dopo cinque mesi)

Simonetta ha 60 anni e vive nelle valli di Lanzo. E' affetta da sclerosi laterale amiotrofica e non poteva uscire

A sinistra, Simonetta col nuovo montascale. A destra, con le figlie

A sinistra, Simonetta col nuovo montascale. A destra, con le figlie

Un calvario durato cinque mesi e mezzo. Da maggio fino a fine ottobre. Ma adesso, dopo una lunga battaglia, Simonetta Teppati, malata di Sla, ha avuto il suo montascale. Una vittoria, una liberazione per una signora di 60 anni che per cinque mesi abbondanti è stata letteralmente prigioniera in casa sua nel comune di Coassolo, in borgata Bogno, nelle valli di Lanzo. Prigioniera nell’abitazione, senza poter uscire a prendere una boccata d’aria, perché mancava il montascale adatto a lei. Un tempo panettiera insieme al marito, Simonetta è da tempo costretta su una sedia a rotelle: prima la demenza frontotemporale, poi la diagnosi che non lasciava scampo, quella di sclerosi laterale amiotrofica. La signora era reclusa in casa e visto che il coniuge, che di mestiere è un panettiere, è fuori casa tutto il giorno per lavoro, a curarla c’erano solo le due figlie di 21 e 22 anni, Alessia e Arianna.

A metà maggio, Simonetta aveva fatto la prima richiesta all’Asl di ricevere in casa un montascale. Dopo un primo sopralluogo di un tecnico, il modello “a cingoli” non era però adatto e così si è optato per il tipo “S”. Prima domanda all’Asl TO4, il 23 maggio. L’Asl rispondeva dicendo che «solleciterà gli enti affinché si possa addivenire a una più celere tempistica». Ma a settembre il montascale ancora non era arrivato nella casa di Coassolo. «Provvederemo a risollecitare la fornitura», la nuova risposta dell’Asl alle mail della famiglia. Alla fine, il montascale a casa di Simonetta Teppati era davvero arrivato, ma solo qualche giorno fa ed era pure quello sbagliato: un modello “L” anziché la tipologia “S” richiesta. Il caso della donna veniva nel frattempo seguito da Toslam Disability, associazione che fornisce sostegno pratico, morale e psicologico ai malati di Sla, ai loro cari e alle loro famiglie. Poi c’è stata la denuncia sulle pagine del nostro giornale, con l’appello di Alessia e Arianna, le due figlie della donna: «Mamma non può più uscire di casa, ormai è una reclusa». Alla fine, anche grazie alla denuncia pubblicata da TorinoCronaca, l’Asl ha fornito il montascale adatto. E Simonetta ora può uscire di casa.

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