Cerca

il caso

I vicini di casa del boss D'Onofrio: «Andava in bici, era un brav'uomo»

Francesco D'Onofrio, indagato per l'omicidio di Bruno Caccia, abitava a Moncalieri. E i suoi vicini, lo conoscevano?

La casa del boss D'Onofrio si trova a Moncalieri, in via Bellini

La casa del boss D'Onofrio si trova a Moncalieri, in via Bellini

La casa del boss è in una palazzina di tre piani a Moncalieri. C’è il cognome “D’Onofrio” sul citofono, insieme a “Grillo”, la madre. «E’ morta cinque o sei anni fa, abitava qui. E Francesco è venuto a vivere in quell’appartamento poco dopo la scomparsa della madre», racconta un suo “paesano”, anch’egli calabrese, che risiede nel palazzo a fianco. Francesco D’Onofrio, esponente di spicco delle cosche in Piemonte, fino allo scorso settembre è stato per parecchio tempo il vicino di casa “Vip” dei residenti di via Bellini, strada che ospita alcune piccole palazzine poco dopo la rotonda di corso Maroncelli.

Poi, all’alba del 24 settembre scorso, la Guardia di finanza ha svegliato D’Onofrio (e tutti i suoi vicini di casa) facendo un blitz e portandoselo in carcere. Adesso il boss originario di Vibo Valentia è indagato per uno degli omicidi più noti avvenuti a Torino: quello di Bruno Caccia, il magistrato ucciso il 26 giugno 1983 in via Sommacampagna. E dalla relazione sulla pistola P38 Special Smith&Wesson, ritrovata proprio vicino a casa D’Onofrio (nell’incavo di un mattone forato) sono emersi particolari che inchioderebbero lo ‘ndranghetista: c’è compatibilità di classe d’arma e di proiettili tra i due revolver. Tradotto, la pistola ritrovata dai finanzieri a Moncalieri a settembre potrebbe essere la stessa usata per uccidere Caccia 42 anni fa. Anche se D’Onofrio si è difeso raccontando di averla comprata nei primi anni ‘2000 e di non averla mai usata.

In via Bellini vive più di un calabrese. Ed è appunto il “paesano” di D’Onofrio a descrivere le abitudini dell’ingombrante vicino: «Viveva solo. Usciva di casa con la bicicletta per andare in una palestra di fronte al supermercato Mercatò». La Giti Sport, dove però affermano di non ricordarselo tra i clienti: «Mai visto», dice una delle responsabili alla vista dell’immagine del boss sul telefono. Va detto che qualcuno non sapeva nemmeno di avere un criminale come vicino di pianerottolo. «Adesso che l’ho scoperto sono terrorizzata, ho anche un bambino piccolo», rivela una giovane mamma, vicina di casa. Non dovrà preoccuparsi più di tanto, visto che Francesco D’Onofrio è da mesi in galera. Un paio di inquilini dichiarano anche di «aver scoperto che era un boss dai giornali e dalla tv». Altri, forse troppo impauriti, si limitano a un «non voglio parlare».

D’Onofrio, prima di venire in via Bellini dopo la morte della madre, abitava sempre in cintura, ma a Nichelino. «Non parlava molto col vicinato. E usciva sempre a piedi o con la bicicletta perché non aveva l’auto. Com’era? Un brav’uomo», dice sempre il “paesano”. Insomma un boss tutto casa e, ogni tanto, palestra. E che prima di quel blitz e del legame con Caccia molti vicini non sapevano chi fosse.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.